venerdì 27 dicembre 2013

Danze dell’antica Roma





Al contrario delle danze greche, le quali erano brillanti, piene di gloria , amore, e bellezza, le danze dell’antica Roma erano unicamente di tipo guerriero, come la Bellicrepa istituita da Romolo in memoria al ratto delle Sabine. Gli antichi Romani dunque conobbero come i greci le danze sacre e militari e presero da essi le danze Baccanali la cui origine era di tipo religiosa e quindi svolte da sacerdotesse e sacerdoti del dio Bacco. Invece nella danza Lupercalia si venerava il dio Pane, dove il 15 marzo di ogni anno i sacerdoti completamente nudi andavano per le vie percuotendo la folla con un frustino. Nelle danze romane gli uomini potevano sostenere anche le parti femminili, e a diversità della Grecia anche le donne potevano recitare. Va detto che comunque il popolo romano non amava molto ballare, ma preferiva guardare le movenze dei danzatori. Quindi le danze erano più una forma di intrattenimento per rallegrare banchetti e feste oltre che dedite all’arte teatrale. Dopo il saccheggio di Totila, le danze scomparvero da Roma.  Si continuò a ballare però nella Gallia, divenuta romana, ballavano i Goti, i Franchi, mentre il culto cristiano aveva incoraggiato le danze primitive. I Cristiani celebravano con inni e danze, come avevano fatto precedentemente gli Ebrei: ballando nei cimiteri in onore dei morti.

giovedì 26 dicembre 2013

Il Mambo





Il nome derivia da una divinita cubana in particolare al dio della guerra.In onore a questa divinità si eseguivano danze religiose  eseguite molto probabilmente dai maschi di capi tribù. Si pensa che la terminologia del Mambo non sia usata per caratterizzare un ballo proprio ma una  tipologia di danze di ispirazione religiosa, soprattutto appartenente a pratiche Voodoo dove tale musica serviva a mettere in relazione i danzatori con le divinità. Da qui si fa largo due ipotesi per il termine mambo:

1)           Il termine appartiene al linguaggio rituale voodoo di Haiti (il mambo è quella particolare musica religiosa che consente, attraverso la danza, di conversare con le divinità)

2)           Il termine appartiene ad un antico dialetto cubano denominato nanigo (mambo è usato per 
identificare sia la musica che il relativo ballo)

Di sicuro con il passar del tempo il termine Mambo si identifico come genere musicale e il relativo ballo con riferimento al ballo folkloristico del popolo cubano. Così la danza perdendo un po’ della sua origine religiosa rigida si evolse in  una miscela ricca di fantasia musicale mescolando danzon e son a ritmi più frenetici e allegri, mescolandosi successivamente ancor più con il jazz.

Secondo Oscar Hijuelos (Mambo Kings play songs of love, MONDADORI) il mambo è nato dalla voglia degli schiavi di 'scatenarsi' nel vero senso della parola: una volta liberi dalle catene, essi inventarono il più frenetico dei balli, dopo anni di costrizioni, durante i quali dovettero ripiegare su danze "statiche" quali rumba e merengue. La teoria e l'ipotesi di Hjuelos sono affascinanti: nelle vene degli schiavi africani costretti a lavorare, incatenati, nei campi di canna da zucchero scorrevano sangue e musica. Con le catene ai piedi inventarono:

il merengue, il cui passo fondamentale consisteva nel trasferire il peso del corpo da un piede all'altro, anche restando allo stesso posto.

la rumba, che nella sua originaria impostazione si basava unicamente sui movimenti di oscillazione dei fianchi.
Quando finalmente si liberarono delle catene, inventarono il mambo.


Così dall’evoluzione di nuovi strumenti e da l’introduzione di motivi sincopati nella parte finale del danzòn  nacque il Mambo. 



martedì 24 dicembre 2013

Introduzione danze australiane



I primi abitanti di questo magnifico continente vengono chiamati Aborigeni. La parola aborigeno (dal latino ab origine, "fin dall'origine"), in uso in inglese fin dal XVII secolo col significato di "indigeno", è stata usata in Australia sin dal 1789 e divenne presto il nome accettato per gli indigeni australiani. Anche in italiano il termine "aborigeno", benché semplice sinonimo di "indigeno" o "autoctono", ha un uso piuttosto ristretto e di fatto viene usato prevalentemente quando si parla di aborigeni australiani. I nativi australiani erano prevalentemente popoli di cacciatori-raccoglitori in possesso di una ricca cultura orale e valori spirituali basati sulla venerazione della terra e sulla fede nel "sogno", inteso contemporaneamente come l'antica epoca della creazione del mondo (il cosiddetto dreamtime, o "tempo del sogno") e l'attuale realtà del sognare (dreaming). L'opinione più accreditata è che giunsero dall'Indocina più di 50.000 anni fa: questo significa che si sono succedute in Australia oltre 2500 generazioni. La data di 50.000 anni fa è basata su alcune misure di termoluminescenza eseguite in siti archeologici dell'Australia settentrionale. Vi sono stati molti gruppi aborigeni diversi, ognuno con una propria cultura, religione e lingua, si contano circa 200 lingue diverse al momento del contatto con gli europei. Queste culture si sovrapposero in maniera più o meno ampia e si evolsero nel tempo. Anche gli stili di vita presentavano un'ampia varietà; l'immagine stereotipata dell'orgoglioso cacciatore che si erge nudo su una gamba sola tra le sabbie rosse del deserto australiano non ha validità generale. In epoca contemporanea, ad esempio, c'erano nello stato di Victoria due distinte comunità con un'economia basata sulla piscicoltura in acqua dolce, una a nord sul fiume Murray, un'altra a sud-ovest vicino ad Hamilton che commerciavano con altri gruppi provenienti anche dall'area di Melbourne. La popolazione aborigena è stata decimata dalla colonizzazione, iniziata nel 1788. Una combinazione di malattie, perdita della terra (e quindi fonte di cibo) e omicidi ha ridotto la popolazione aborigena di circa il 90% tra il XIX secolo ed il XX secolo. Un'onda di massacri e tentativi di resistenza si mosse con la frontiera. L'ultimo massacro fu a Coniston, nel Northern Territory, nel 1928. Molte volte si è ricorso all'avvelenamento di cibo e acqua. L'indipendenza dell'Australia dal Regno Unito cambiò poco nelle relazioni tra bianchi ed aborigeni. Il prosperare degli allevamenti degli europei portò con sé molti cambiamenti. L'appropriazione della terra ed il diffondersi degli allevamenti su vaste aree rese lo stile di vita degli aborigeni meno praticabile, ma fornì anche una fonte alternativa di carne fresca per coloro disposti a correre il rischio di andare a prendersela. Oggi, molti Aborigeni vivono ai margini delle città, mentre un numero consistente vive in insediamenti in remote aree dell'Australia rurale. Il furto e la distruzione dei territori ancestrali hanno avuto su di loro un impatto sociale e fisico devastante. Nel rapporto “Il progresso può uccidere” Survival International, l’organizzazione che difende i diritti dei popoli indigeni di tutto il mondo, ha denunciato che gli Aborigeni hanno 6 volte più probabilità di morire in età infantile rispetto agli altri cittadini australiani, e 22 volte più probabilità di morire di diabete. La loro aspettativa di vita alla nascita è di 17-20 anni inferiore a quella degli altri australiani. Al contrario, ha spiegato l’organizzazione, gli Aborigeni che abitano nelle loro terre ancestrali vivono 10 anni di più rispetto a chi sta nelle comunità di reinsediamento. La bandiera è formata da due fasce orizzontali e un cerchio giallo al centro. Il striscia alta è nera e rappresenta il colore scuro della pelle degli aborigeni, il rosso il terreno, mentre il disco giallo rappresenta il sole.



lunedì 23 dicembre 2013

Il Forrò




Il Forrò è il ballo più diffuso del nord-est del Brasile, e è un ballo che ha molte varianti come il  baião, il coco, il rojão, la quadrilha, il xaxado e il xote. Secondo Luis da Câmara Cascudo, studioso delle manifestazioni popolari culturali del brasile il forrò deriva dalla parola “forrobodo” che significa trascinare i piedi, confusione o distorsione. Nell'etimologia popolare, il termine si può associare alla locuzione inglese for all, per tutti, frase di invito al ballo usata nelle feste degli immigrati di provenienza inglese e nordamericana. Nonostante ciò tale origine del nome nella realtà è confutata dal fatto che gli insediamenti anglosassoni in tale zona del Brasile si ebbero cinque anni dopo la pubblicazione di un'incisione dal nome “Forró na roça” di Manuel Queirós e Xerém avvenuta nel 1937. Questo ballo molto sensuale e decisamente ritmato è principalmente di coppia, dove il suono allegro è un miscuglio tra samba e merengue. La musica viene suonata dal vivo da orchestrine composte da diversi elementi con fisarmonica, chitarra, batteria, basso, percussioni, triangolo, tamburello (pandeiro) e altri strumenti sia tradizionali che moderni, puntualmente amplificati con monumentali casse, simile alla polka, che rielaborata con lo spirito locale e adattato alla briosa musicalità brasiliana, con l'accompagnamento degli strumenti a disposizione prende forma autonoma e diviene il ballo più praticato nel nord-este. Per capire la popolarità di questa musica, basti pensare che tantissimi locali serali sono adibiti esclusivamente a piste da ballo di forrò, e addirittura questo genere trova spazio anche in discoteca, dove musica techno e house si alternano a band che suonano dal vivo. Il forrò si distingue stilisticamente in due categorie forrò universitario e forrò del nord-est. La differenza è che il forrò del nor-est è più sensuale e c’è maggior complicità nella coppiae invece in quello universitario ci son maggior passi come:

-             La “dobradica” (apertura laterale come una porta)
-             La “caminhada” (che invece di andare di lato cammina avanti e dietro)
-             la "comemoração" (stile di ballo con la gamba del cavaliere in mezzo alle gambe della dama)


Ma il forrò ha anche tanti altri passi, che a secondo delle regioni assumono caratteristiche differenti , dal più antico baião al più moderno forrò –Lambada.

qui sotto un esempio video di forrò:

 

venerdì 20 dicembre 2013

Psiu! Forró Festival Berlin 2013: Psiu! 2014

Psiu! Forró Festival Berlin 2013: Psiu! 2014: We are happy to announce the date of our 2nd Psiu! Forró Festival : 30st January - 2nd February 2014 ! Wir freuen uns, euch den Termin fü...

OSHUN



Oshun (chiamat anche Oxum, Ochun e in altri modi)nella mitologia yoruba è il dea dell’amore, del matrimonio e della maternità. Dea eternamente allegra, viene annunciata con il tintinnio di campanellini e dai suoi cinque bracciali. Oshun viene anche detta la dea africana che salvò una volta l’umanità avvisando un altro dio (Olofin).  La si invoca anche per l’assistenza alle donne partorienti e per problemi d’amore. Con il sincretismo cristiano cubano viene vista come la patrona di Cuba, la Vigen de la Caridad del Cobre e invece nel sud del Brasile è molto diffusa la sincretizzazione con Nossa Senhora da Conceição,e  nel centro-est e nel sudest è associata alle volte alla denominazione di Nossa Senhora oppure con Nossa Senhora Aparecida. Il suo nome deriva dal fiume "rio Osun", che scorre nella Yorubaland (attuale Nigeria). La mitologia e la religiosità yoruba presentano Oshun come la responsabile delle forze cosmologiche, dell'armonia, dell'attrazione, e soprattutto delle forze dell'acqua; inoltre ella è onnipresente e onnipotente. Seguendo i dettami dell'antica tradizione, Oshun è stata l'unica donna inviata da Dio per creare il mondo, ecco perché viene definita "la dolce Madre di tutti noi".




giovedì 19 dicembre 2013

La Danza con le Piume Maschile




In questa danza, nata nello stato dell’Oklahoma,  ogni partecipante segue il ritmo e la melodia del canto esprimendosi con un proprio unico stile e una propria coreografia. Con estrema rapidità i danzatori, teatralizzando i movimenti del corpo, eseguono un intricato gioco di piedi. Questa danza molto bella e liberatoria è molto interessante per via dello sfogo interiore che ogni ballerino riesce acquisire con essa. 







mercoledì 18 dicembre 2013

Danza Karpaia



Questa danza  il danzatore narra mimando la storia di un contadino che mentre lavora il campo con l’aratro, viene assalito da un nemico e fatto prigioniero e portato via assieme al suo aratro. Questo modo di ballare, rustico e militare, era praticato nella provincia di Magnesia

martedì 17 dicembre 2013

Danze del Burundi



Le danze del Burundi son accompagnate dal tamburo, il quale è uno strumento importantissimo per la cultura di questo Stato. Queste danze con la loro musica son riuscite a farsi conoscere in tutto il mondo per la loro grandiosa interpretazione sia a livello strumentale percussionista, sia con le loro danze. Questi balli vengono effettuati nelle feste e cerimonie popolari coinvolgendo tutta la comunità e hanno un legame mistico tra il popolo, il tamburo e il tempo. Durante lo spettacolo i “drummers” del Burundi generalmente formano un gruppo di una ventina di persone che entrano in scena suonando il tamburo appoggiato sulla testa e al contempo suonano, cantano e danzano. Da qui il tamburista solista può esibirsi in una danza (di solito una danza di guerra) picchiando  il suo tamburo con gesti acrobatici che sfidano la gravità, e talvolta mimando il gesto del taglio alla gola con il significato : "Posso morire se ho tradito la Drum". Ogni danza, ogni evento e ad ogni festa, han un significato proprio specifico. Sono danze di un’energia unica dal ritmo inebriante e vigoroso, che collega il danzatore tra due mondi quello spirituale e quello fisico. 


lunedì 16 dicembre 2013

La danza del candelabro “Raks Shamadan”




Questa danza nasce agli inizi del XX secolo in Egitto, anche se le esatte origini non son perfettamente chiare si dice che sia nata nel contesto cerimoniale  matrimoniale. Nei matrimoni (o zeffa) egiziani tradizionali era usanza che un ricco e chiassoso corteo di parenti e amici, guidato da una danzatrice e da un gruppo di musicisti, accompagnasse la sposa dalla casa paterna a quella del marito, e il percorso veniva rischiarato da delle candele per illuminare simbolicamente il nuovo cammino della sposa. Secondo Mahmoud Reda la danza del candelabro sarebbe stata introdotta in Egitto dai turchi Ottomani, quando la danzatrice Zouba el Klobatiyya animò per la prima volta una Zeffa portando in equilibrio sulla testa un Klob, una grande lanterna con la fiammella accesa. Il candelabro a più luci, lo Shamadan, fu utilizzato per la prima volta dalla leggendaria Shafia el Koptia ai primi del '900 e subito conquistò un ruolo di primo piano all'interno delle cerimonie nuziali egiziane. Ai nostri giorni la cerimonia si è spostata dalla strada agli hotel  iniziando nel foyer dell'albergo, dove una danzatrice indossa il candelabro acceso e ballando conduce il corteo e gli sposi nel salone della festa. Nella danza la ballerina con movimenti lenti s e soffici tiene in equilibrio un candelabro in testa. L’esibizione comprende anche una parte a terra  rendendo più difficoltosa la danza e aumentando la suspance del pubblico. La difficoltà di ballare bilanciando sulla testa un pesante candelabro acceso può far pensare che i brani musicali che accompagnano Raks Shamadan siano sempre molto lenti; in realtà si danza su composizioni vivaci e brillanti, adatte all'atmosfera festosa della Zeffa, spesso accompagnate con i cimbali dalla stessa danzatrice.



domenica 15 dicembre 2013

La danza del serpente



Questa Danza viene praticata intorno al 20 di Agosto  e viene fatta con l’alternarsi di due anni. Il gruppo indiano che la pratica proviene dall’Arizona nordoccidentale, gli Hopi. Prima della presentazione in pubblico della danza si eseguono delle cerimonie segrete della durata di otto giorni. La danza è una supplica alle divinità per la pioggia. I serpenti vengono considerati dagli Hopi come antichi fratelli antenati e per questo dotati di poteri di intercessione tra l’uomo e gli dei.

venerdì 13 dicembre 2013

OCHOSI





Ochosi (Detto anche Oshosi,Oxosse) rappresenta il cacciatore infallibile, è sincretizzato nella religione cristiana con San Humberto ( san Pantaleon in Brasile) . Insieme a Oggun và a caccia per procurare il cibo per Obatalà e Olofin, ed è l’unico degli Orisha che al contempo è anche stregone e quindi è anche il prottettore di chi si deve sottoporre ad interventi chirurgici o medici  (questa dote gli è stata riconosciuta per via della sua esperienza del bosco e degli animali). E’ spesso rappresentato come un guerriero abbronzato dal sole, e indossa un capello di pelliccia di tigre o di leopardo, una gonnella di paglia e una collana di perle blu di Prussia e coralli. I suoi oggetti attribuitigli sono: tre archi, tre frecce lunghe e tre brevi, tre lance, machete quattro scudi, due cani e due braccialetti di metallo contorto. I colori rappresentativi possono essere il viola scuro,il verde e nero,oppure l’ambra e il blù scuro. Inoltre a lui si rivolgono coloro che hanno problemi con la giustizia e del matrimonio. Nella danza lo si rappresenta nella mimica della caccia ,ad esempio con lo scoccare di una freccia dal proprio arco.


          

giovedì 12 dicembre 2013

Danza el Palo




Il Palo è una danza di origine conga concepita al susseguirsi delle fasi lavorative nei campi. Questo ballo assieme alla Yuka, alla Makuta, e al Garabato rappresenta una delle quattro espressioni di danza dei Congo cubani. Il ballo è caratterizzato dal movimento  brusco delle braccia , mentre il tronco si muove avanti e indietro e anche talvolta circolarmente. Per scandire il ritmo non venivano usati i tamburi ma un tronco di Guayaba sul quale veniva battuto un colpo secco per accentuare il ritmo della danza e rappresentare la forza della terra e i suoi benefici poteri. Questo ballo è simile al garabato  che si differenzia dal palo per la presenza di un gancio di legno, chiamato appunto garabato, uno strumento utilizzato nei lavori agricoli per tagliare l’erba insieme al machete. Qui sotto un esempio di Palo e Makuta:



e anche questo è molto interessante:







mercoledì 11 dicembre 2013

La Danza delle Ninfe




In greco “Ninpha” significa giovane fanciulla, ma in senso teologico in realtà erano considerate delle divinità minori però superiori agli uomini, e non erano delle dee. Sono considerate forze elementari della natura come mare, fiori, acque dolci, ecc. Nella mitologia greca le Ninfe dei monti (Oreadi), dei boschi (Driadi), delle acque (Nereidi nel mare, Naiadi nelle sorgenti dei fiumi e molte altre), legate a varie divinità di cui costituivano il corteo, danzavano flessuosamente allietando l’ambiente in cui vivevano e che personificavano nel loro corpo di fanciulle semidivine. La danza delle ninfe è molto importante nella cultura e nello sviluppo della danza moderna, perché capace di ispirare tra mito, bellezza, sensualità tuta la danza moderna.

martedì 10 dicembre 2013

Samba




Questo ballo nacque sviluppandosi come musica alternativa a Rio de Janeiro all’inizio del XX secolo. Lo stile del samba deriva dagli afro-brasiliani (africani provenienti dall’Africa occidentale) e perciò troviamo miscelati i ritmi delle liturgie di varie divinità appartenenti alle religioni di vari popoli africani: jongo, cateretè, batuque, bajao ed altri. L'origine del Samba è legato alla formazione del candomblé, la religione sincretica afro-brasiliana che si formò in Bahia dall'incontro delle varie etnie che, sottoposte alla cristianizzazione forzata, furono costrette a nascondere le loro credenze nei simboli del cattolicesimo (come successe nell’area caraibica). Questo fa si che i testi da cui deriva il samba ha un’origine religiosa ben radicata. Il termine samba sembra che derivi da due parole africane, sam (paga) e ba (ricevi) ed è un ballo popolare nato sui morros (colline) dove gli emarginati iniziarono a costruire le favelas. Il primo disco inciso risale al 1917 “Pelo Telefone” (1917), di Donga (Ernesto dos Santos) e di Mauro Almeida (detto "Peru dos pés frios" cioè "Tacchino dai piedi freddi"), è considerato la prima registrazione samba. Il relativo successo ha trasportato il nuovo genere fuori dai ghetti neri. Il testo di Pelo Telefone parla del capo della polizia che manda a chiamare il sambista per calmare la confusione e l'agitazione del gioco d'azzardo bicho; ciò fa comprendere l'origine del samba come espressione umile, emarginata, accomunato alla delinquenza comune e comunque elemento di disturbo sociale. A Rio il samba  fu coltivata nella casa di Tia Ciata (Maria Hilaria Baptista de Almeida) a Praça Onze; Tia Ciata era una bajana trasferitasi a Rio, sacerdotessa del Candomblé e la sua casa era il punto di incontro dei più famosi sambisti (Sinhò, Donga, Heitor dos Prazeres, Pixinguinha, Caninha, Joao da Baiana ed altri). Il samba si insediò sui morros di Rio, dando vita alle famose escolas di samba, di cui la più famosa e quella di Mangueira, frequentata anche da Antonio Carlos Jobim, Luiz Bonfá, Chico Buarque de Hollanda, che le hanno dedicato molte musiche. A Mangueira appartengono anche il più grande sambista popolare, Agenor de Oliveira (più famoso come Cartola perché, essendo muratore, portava un cappello di carta), Nelson Sargento, attualmente ancora attivo, Alcione, Joao Nogueira, Leci Brandao e molti altri grandi sambisti.Il samba di Bahia ha trovato i suoi massimi interpreti in Dorival Caimmy, Wilson Simonal e Jorge Ben Jor, e poi in Joao Gilberto, che dal samba si spinge, insieme a Jobim, fino alla bossa nova, una forma di samba molto raffinata che, grazie a Jobim, utilizza armonizzazioni molto complesse ricavate dalle tecniche semitonali del jazz. Fu esportato con successo in Europa da Tati Casoni.

Qui sotto un esempio video del Samba al Carnevale di Rio de Janeiro:






lunedì 9 dicembre 2013

La Danza del cerchio




Questa è una danza degli indiani d’America molto importante, nella lingua Sioux il termine “ Oyate tahn gleska” significa cerchio della gente. Il cerchio per la cultura indiana rappresenta la vita come ciclo infinito. In ogni cerchi si può notare  quattro disegni di colore rosso che simboleggiano  le tappe della vita: Nascita, gioventù, maturità e morte. I danzatori danzano saltando dentro e fuori dai cerchi creando figure come quella del cavallo, o un tornado, o una farfalla che si schiude dal proprio bozzolo. Durante queste esibizioni si può applaudire i ballerini e incoraggiarli. Per la cultira indiana i cerchi si sostengono reciprocamente e se uno di essi venisse a mancare , tutto crollerebbe. Gli indiani considerano ogni cerchio come  un diverso popolo, con la sua cultura e le sue differenze e sperano che un giorno tutti i popoli del mondo riescano a vivere uniti nella pace. Se le differenze razziali vengono viste come una cosa negativa da eliminare , allora il nostro mondo è destinato a disgregarsi. Se invece impareremo ad apprezzare  e rispettare le differenze che ci contraddistinguono, avremo un mondo meraviglioso in cui vivere.

domenica 8 dicembre 2013

Danza Bɔbɔɔbɔ


La danza Bɔbɔɔbɔ ( pronunciata Borborbor) è una danza del Ghana centrale-settentrionale praticata dagli Ewe. Questo ballo in origine era chiamato Akpesse e si dice che sia stato inventato da Francis Kojo Nuadro, ex poliziotto tornato a Kpando che creò un gruppo di ballo tra la metà degl’anni 1940. Questa danza salì alla fama nazionale negl’anni 50-60 utilizzata nelle manifestazioni politiche, ma in genere è eseguita nei funerali e in altre occasioni sociali. In generale gli uomini cantano e ballano al centro, mentre le donne danzano in cerchio intorno a loro. Ci son due versioni di danza, quella più lenta e quella più veloce. Il lento è comunemente chiamato akpesse, quello più veloce Bɔbɔɔbɔ.
Qui sotto un esempio:





venerdì 6 dicembre 2013

La danza Zar




Questa danza ha origini egizie è  di cultura popolare e quindi pagana, basata su un rito propiziatorio per esorcizzare gli spiriti maligni. La danza si apre con un ritmo lento per poi aumentare sempre più, portando la ballerina a compiere movimenti sempre più convulsi con la testa, le braccia e il busto. Nella parte finale e quindi quella più ritmata, la danzatrice rotea velocemente la testa e i suoi capelli in modo frenetico, finchè si lascia cadere a terra semicosciente. A volte la ballerina è accompagnata da un uomo che la benedice con dell’incenso. In Egitto si dice che le donne non vanno dallo psicologo ma vanno a praticare questa danza. 



giovedì 5 dicembre 2013

CHANGO




Detto anche shango, sango, xangò, e in molte altre varianti è un importante semidio della religione yoruba. Chango è una divinità potente associata al fuoco e ai fulmini e ha un ruolo importante nei culti afro-americani ed è paragonato a San Girolamo nel sincretismo cristiano. Il suo carattere è violento e vendicativo, ed è un cacciatore, saccheggiatore. Però inoltre è un giustiziere e castiga i bugiardi, ma è anche coraggioso e virile. Per tutte queste caratteristiche chango è stato il simbolo per il popolo afro-americano contro l’oppressione da parte dei bianchi. Le sue origini lo ritengono figlio di Yemaya e Aganju (signore del fiume), e ha avuto numerose mogli e amanti come Oya (prima moglie), Oxum (seconda moglie), e Obà (concubina). 




Chango viene spesso rappresentato con un'arma chiamata Oxê, un'ascia bipenne, che rappresenta l'azione rapida ed efficace della giustizia. Negli altari in onore di Chango compare spesso una scultura che rappresenta una donna dallo sguardo tranquillo e distaccato che dona quest'arma al dio-eroe.

Racconti tradizionali

Il concepimento di Chango da Yemaya è oggetto di un racconto yoruba. Si narra che un giorno Aganju non voleva concedere a Yemaya il permesso di attraversare il fiume. Quest'ultima cercò di aggirare il divieto trasformandosi in una piacente donna e lasciandosi circuire da Aganju, e dalla loro unione fu concepito Chango.
Un altro racconto tradizionale sull'infanzia e la gioventù di Chango descrive il suo incontro col padre in un bosco. Aganju non lo riconobbe, e cercò di ucciderlo per mangiarlo. Oya, accortasi del pericolo, corse ad avvertire Obatala (dio sia maschile che femminile considerato in alcune tradizioni madre di chango), che in origine era signora dei fulmini; Obatala trasferì a Oya il proprio potere, e questa salvò Chango dando fuoco al bosco. Chango sarebbe in seguito diventato egli stesso signore del fuoco.

Qui sotto un video molto dettagliato interpretato dal Ballerino Maykel Fonts :



mercoledì 4 dicembre 2013

La colonizzazione dell’America del Sud



Per  capire la cultura della danza nel sud america dobbiamo capire anche la sua storia, che passa dalle popolazioni indigene alla colonizzazione europea  e all’indipendenza, il tutto nell’arco di pochi secoli. La cultura indigena che soppravisse in isolamento per molto tempo, fu con l’arrivo dei colonizzatori gradualmente sopprafatta.  Nel giro di pochi anni gli europei conquistarono il vastissimo territorio sud americano. I primi furono i portoghesi, nel 1500 con Pedro Álvares Cabral in Brasile, e in seguito gli spagnoli, nel 1519 Hernán Cortés, il quale raggiunse le coste del Messico. Mentre alcune delle isole Antille vennero occupate da francesi, inglesi e olandesi. L'arrivo degli europei, però, coincise con la fine delle civiltà precolombiane. Si stima, infatti, che circa l'80% della popolazione indigena delle Americhe perì in un periodo di tempo che va dal 1491 al 1550. Quindi possiamo dire che la cultura indigena subì un forte colpo, ma riuscì comunque a salvarsi, ancora oggi è presente nelle popolazioni situate nella foresta o nelle zone più impervie. I colonizzatori come successe per la zona caraibica importarono schiavi dall’africa importando così anche in sud-america  la cultura e lo stile di vita Africano. Successivamente tutti i popoli riuscirono ad ottenere la loro indipendenza dalle coloni e a sviluppare una loro cultura (formata dalla mescolanza della cultura europea, locale indigena e africana) influenzando tutte le arti e quindi anche il ballo. 

martedì 3 dicembre 2013

Serata Caraibica alla discoteca BAYAHIBE di Arzergrande Padova, con la scuola La Guajira Son















qui sotto il video dell'esibizione:

http://www.youtube.com/watch?v=VSlZm69beJU

Danza Satirica o Sicinnis



Questa danza era accompagnata da canzonette con frasi e allusioni scabrose. I Ballerini si mettevano una maschera assomigliante al soggetto da deridere, da qui il ballerino oltre a danzare diventava anche attore imitando il personaggio in alcune azioni. Questa danza sembra aver avuto origine ad Attica una penisola del mar Egeo.

lunedì 2 dicembre 2013

La Danza dei Cervi



La danza dei cervi è praticata dalla tribù dei Winnebago situati nella regione dei grandi laghi circondata da rigogliose foreste, nel nord-est del Wisconsin. Questa danza viene eseguita in autunno  quando i Winnebago si radunano e  inscenano il rito del corteggiamento dei cervi, i quali lottano tra i maschi ottenendo inoltre la supremazia del branco.

domenica 1 dicembre 2013

Danza Agahu


Il nome  è di una delle tante associazioni musicali del popolo Ewe del Ghana, Togo e Dahomey. (Gadzok, Takada, e Atsiagbeko e altri club simili). Ogni club ha un suo caratteristico stile di suonare i tamburi e di danzare, come pure un proprio repertorio di canzoni. Utilizzato come ballo sociale popolare dell'Africa occidentale, l'Agahu è stato creato da persone di lingua Egun dalla città di Ketonu in quello che è oggi il Benin. Da lì si è esteso alla zona di Badagry in Nigeria, da cui i pescatori Ewe lì emigrati lo ascoltarono, adattarono e alla fine lo portarono in Ghana. Per ballare l'Agahu si formano due cerchi; gli uomini rimangono fermi, con le braccia aperte e poi piegano un ginocchio in avanti per far sedere le donne, che avanzano lungo tutto il cerchio fino ad arrivare al loro partner originale.

sabato 30 novembre 2013

Stili dei balli Medio-Orientali






Per una maggior conoscenza della danza orientale, occorre classificare i numerosi stili in alcune categorie principali.
Stile danza orientale autentica con danza Hawzi Caratterizzato da movimenti eleganti, ampi e dolci, la danza viene resa fluida grazie al coinvolgimento armonico del corpo della danzatrice.
Stile Šarqī Lo stile Šarqī, inizialmente legato alla tradizione di danze ballate nelle corti islamiche, si evolve nei primi decenni del Novecento. Le interpreti dei cabaret egiziani iniziarono a ricorrere a coreografie e all'utilizzo di strumenti quali il velo, il candelabro e le scarpe col tacco, introducendo inoltre passi derivanti dal balletto classico come l'arabesque e lo chassé.
Stile Baladī
È uno stile caratterizzato dalla movenza del bacino carica di intensità. I movimenti delle braccia sono meno ampi e svolazzanti rispetto a quelli dello stile Šarqī. Si prediligono le camminate con il piede a terra e non in mezza punta come nello stile classico. Lo stile Baladī è una danza popolare cittadina che nasce dall'incontro della popolazione rurale con quella urbana.
Stile  Ša'abī
La danza Ša'abī è legata alla terra, caratterizzata dalla spontaneità, semplicità e allegria. Lo stile Ša'abī è lo stile popolare egiziano. Le danze popolari comprendono repertori zingari (ġawāzī) e delle campagne (fellahī). La variante egiziana è quella interpretata con il bastone, chiamata sayydī.
Stile Danza di Iaset: 
Questo stilo è stato creato nel 1993 in Brasile dall'insegnante di ballo Regina Ferrari come una rappresentazione artistica della danza dell'Antico Egitto, con simbolismo fittizio e immaginario. Non è una danza con finalità esoterica, da essere utilizzata nei riti di magia. Questa danza è composta con i movimenti della danza del ventre arabo, mescolati con i passi del balletto classico e una interpretazione fittizie per ogni movimento. Ci sono diverse coreografie con l'uso di vari veli, fino a nove, che portano la sensazione di mistero, però non c'è nessun legame tra le coreografie create e la vera danza praticata nei riti di magia nell'Antico Egitto.
La proposta è di promuovere gioa, e il benessere delle donne, portando la bellezza e la femminilità verso questa arte.

Sviluppo della danza mediorientale






Nei villaggi algerine, la danzatrice professionista è CHATTAHA. Dei popoli nomadi di Oulad Nail, Qui abbiamo grande nomi El Hasnawia, Jamila Atabou, Warda Chawuiya, Saliha , Taous, Khoukha Che hanno avuto un successo notevole in Siria e soprattutto in Egitto. La maestra di Samia Gamal è stata Khoukha di origine algerina in preciso da Orano la città di Cheikha Rimiti.
La bibliografia di riferimento, si basa prevalentemente sulle opere redatte dai "visitatori" occidentali che nel secolo scorso esplorarono, avidi di sapere un mondo straordinario ed a loro quasi sconosciuto. L'opera che a mio avviso costituisce la pietra miliare sulle "riscoperte" per uno studio delle tradizioni culturali dell'Egitto è sicuramente quella dell'inglese Eduard W. Lane. In questa opera un vero spaccato di vita sociale sono riportate utilissime informazioni sulla vita quotidiana in Egitto ai primi dell'Ottocento. Relativamente alla specifica trattazione, sulle danzatrici Ghawazee, esistono però diverse interpretazioni che, messe in relazione con altri testi dello stesso periodo, creano non poca confusione. Il punto in questione è rappresentato dalla confusione che nasce dalle due contemporanee ma ben distinte figure professionali quali le Almeh e le Ghawazee. Le prime, come già ampiamente descritto nella sezione a loro dedicata "Musica, canto e danza delle Almeh d'Egitto" a differenza delle Ghawazee, come appartenenti ad una più elevata classe sociale non erano solite esibirsi in rappresentazioni pubbliche e di strada. Cosa questa invece ampiamente frequente nelle narrazioni e gli incontri spesso riportati nelle bibliografie classiche di riferimento. Le Ghawazee
Senza approfondire troppo l'argomento vista la complessità, le contraddittorie e poco certe fonti di provenienza credo sia più logico accennare solo per grandi linee alle ipotesi formulate in merito alla presenza delle Ghawazee, come di altre popolazioni nomadi sia nel bacino del Mediterraneo che in Europa. Alcune teorie formulano l'ipotesi di una grande migrazione costituita da un possibile unico ceppo etnico ma linguisticamente diverso che abbandonando le regioni dell'Asia centrale mosse su direttrici diverse. Uno in direzione della penisola Arabica, con la successiva penetrazione nel territorio Nord Africano e forse attraverso questo proseguì l'accesso in Europa attraverso la Spagna.(Il nome inglese "Gipsy" e quello Spagnolo "Gitano", hanno infatti per lungo tempo fatto pensare alla possibile provenienza degli "zingari" dal territorio Egiziano - cosa anche questa ancora da dimostrare)
Un altro flusso, spostandosi invece verso le coste dell'Anatolia, risalì i Balcani per raggiungere il cuore dell'Europa Centrale. In questo caso la presenza di Zingari detti "Cingene" in territorio Turco è databile intorno al XII secolo e le successive migrazioni verso l' Europa centrale vengono indicate intorno al 1300.
A differenza di altre popolazioni zingare quali i cingene dei quali esistono ben documentate tracce della loro presenza durante la originaria espansione dell'Impero Ottomano, in quanto oltre che ad essere presentii nella vita sociale, facevano anche parte delle regolari truppe militari impegnate contro gli eserciti Cristiani, delle citate Ghawazee si hanno invece notizie molto più tarde e documentate solo a partire dalla fine del XVII secolo. Dal periodo della spedizione Napoleonica (1798) in poi, la presenza delle "Ghawazee" diviene sempre più ricorrente ed a loro si attribuisce la più viva tradizione popolare Egiziana nel settore della Danza.
Con l'arrivo delle truppe Napoleoniche al Cairo, come gia ampiamente illustrato, l'altra categoria di Danzatrici-musiciste, le Almee, abbandonò i luoghi di origine per non esibirsi alla presenza di un pubblico invasore e principalmente maschile. Questa condizione invece non turbò affatto le Ghawazee che contrariamente alle prime e per tradizione artiste di strada, familiarizzarono con le truppe Francesi. Lo stretto contatto con le truppe militari fu anche segnato da terribili episodi che portarono al conseguente allontanamento delle troppo "disponibili" danzatrici dalla città del Cairo.
Quattrocento Ghawazee furono "giustiziate" (decapitate e gettate nel Nilo) allo scopo di dare un esempio al fine di sedare i ripetuti incidenti che si verificavano tra le truppe. Questo atto di terribile "barbarie" legittimato dai generali francesi portò gradualmente tali personaggi, ritenuti scomodi ed indecorosi, agli occhi dell'invasore occidentale, verso l'allontanamento dai grandi centri. La "sorte" delle Ghawazee, ed il loro definitivo allontanamento dalla vita e le rappresentazioni nei grandi centri urbani quali Il Cairo, venne segnata dall'allora reggente Muhammed Ali, che nel 1834 ne ordinò l'allontanamento immediato verso le campagne e le città del sud, infliggendo pene severissime a chiunque contravvenisse al divieto imposto.
Di questa particolare condizione, creatasi assai fortunosamente, a trarne gran vantaggio furono i "Kocek (danzatori uomini, che in abiti femminili interpretavano danze e ruoli destinati alle donne), banditi anche loro nello stesso periodo per motivi di ordine pubblico dalla vicina Turchia dal Sultano Mahmut II. Quando, gli esuli "Kocek" arrivarono in Egitto si integrarono con un'altra schiera di danzatori "simili" e già presenti in Egitto, conosciuti con il nome di "Khawals". La presenza dei Khawals egiziani è stata anche documentata dallo scrittore E. W. Lane nel suo già citato testo. Questi nuovi "particolari" soggetti, i Kocek, furono rapidamente accettati, in quanto assai raffinati nel vestire, dai modi gentili e padroni nell'arte della danza, si integrarono ed a volte sostituirono le danzatrici Ghawazee allontanate dalle aree metropolitane. Non è poi affatto raro che in questo stesso periodo alcuni dei numerosi visitatori occidentali abbiano assistito a spettacoli di danza eseguiti da uomini credendoli delle "autentiche" danzatrici egiziane. Una analoga circostanza è anche descritta nel libro del 1929, The Woman of Cairo, dallo scrittore G. de Nerval che fu incredulo e stupefatto spettatore di uno spettacolo simile.
La condizione sociale delle Ghawazee, risulta dalle informazioni in nostro possesso, simile a quella di tutte le popolazioni "zingare", una vita prevalentemente relegata ai bordi delle società così dette più evolute. Anche in questo caso vale a dire nell'Egitto del XVIII secolo valeva la stessa regola e le Ghawazee appartenenti alla schiera delle tribù nomadi, viveva al di fuori dei grandi centri urbani in accampamenti provvisori. Distinguendosi dall'atra più "rispettabile" categoria quella delle Almee, le rappresentazioni delle Ghawazee, spontanee manifestazioni di strada, si avvalevano spesso,della collaborazione dei componenti maschile della tribù per l'accompagnamento musicale.
La discutibile "cattiva" reputazione di cui godevano tali danzatrici, malviste anche dagli esponenti religiosi, impediva loro l'accesso ai riservati Harem ed era ritenuto sconveniente, ospitare una "zingara" nella propria abitazione. Anche se in molte celebrazioni, quali matrimoni, circoncisioni ecc, veniva loro concesso di esibirsi ma quasi sempre in luoghi all'aperto. La reputazione delle Ghawazee non è di molto dissimile da quella che accomuna le Ouled Nail al pari di Danzatrici-prostitute.
La presenza iconografica di cui siamo in possesso, permette come già accennato, di porre l'attenzione anche su quelle che sono le caratteristiche sia del vestiario che della danza. In merito all'abbigliamento, anche in questo caso minuziosamente descritto da Lane e molti altri coevi autori e riccamente illustrato da grandi artisti quali Prisse e David Roberts nelle sue dettagliatissime litografie , risulta evidente la stretta somiglianza con l'abbigliamento dello stesso periodo in uso presso le Cingene Ottomane rappresentate nelle splendide miniature dell'artista Levni.
Il vestiario, prevedeva nelle sue diverse combinazioni l'uso variabile sia di un lungo che un corto abito. Quello lungo,detto "Yelek", che generalmente stretto in vita e dall'ampia scollatura era indossato lasciato aperto dalla vita sino ai piedi.Il più corto, più simile ad un coprpetto era lungo sino al giro vita e sempre dalla profonda scollatura era aderente in vita.
In quest'ultimo caso una gonna (Tob) veniva indossata in mancanza dell'abito lungo.Una aderente "camicetta" dalle ampie lunghe maniche era generalmente indossata sotto i due precedenti indumenti. Comune alle possibili varianti era sempre l'uso dell'ampio ed a volte decorato pantalone "shintyan" (harem pants). Immancabile naturalmente l'uso della fascia annodata sui fianchi, ricordo forse ancestrale degli antichi costumi rituali, emblema simbolico della dea Ishtar, le ricche decorazioni tra i capelli e la ricorrente mancanza di veli sul volto
Monili, bracciali, cavigliere e orecchini completavano insieme alle immancabili decorazioni con l'henna e l'antico e sapiente uso del khol, usato sia per il trucco che per la stessa protezione degli occhi, l'abbigliamento delle originarie danzatrici Ghawazee del Diciannovesimo secolo.
Secondo la descrizione riportata da Wendy Buonaventura nel suo libro "Il serpente e la sfinge", nell'Egitto del IX secolo, al tempo di Harun al Rashid, periodo questo considerato come l' età d'oro della musica e delle arti nel mondo Arabo, la presenza di danzatrici non aveva confronti con l'esiguo numero di cantanti. Si scelse quindi di istruire alcune di queste danzatrici anche nell'arte della musica e del canto. Il risultato fu quello di avere avuto sino alla metà del XX secolo delle superbe interpreti abili sia nella danza, nel canto e nella musica.
Il nome Almeh o Almee, al plurale Awalim, deriva dalla parola Araba "Alema" e sta a significare "una donna istruita". È proprio la ricevuta "istruzione" che rendeva questa categoria estremamente raffinata e privilegiata a cui era consentito l'ingresso agli ambiti sociali più ristretti e primo tra tutti il riservatissimo Harem.
Esiste purtroppo, in merito a questo argomento, molta confusione in quanto nelle descrizioni riportate da molti autori del XVIII e XIX secolo la figura della Almeh viene confusa con quella delle famose interpreti Ghawazee.
La grande differenza tra queste due distinte categorie di interpreti si basa sul fatto che le Ghawazee sono da considerarsi come interpreti "popolari" di bassa estrazione sociale, che si esibivano prevalentemente in spettacoli di strada, al pari degli ambulanti alla presenza di un qualsiasi pubblico "pagante".
Le Almeh, sicuramente più raffinate ed appartenenti ad una classe sociale più elevata avevano libero accesso ed erano assai gradite presso i ranghi sociali più elevati, esibendosi prevalentemente in presenza di un pubblico femminile nelle arti del canto e della danza con eleganza ed estrema raffinatezza. Altra particolarità che distingueva questa specifica categoria, era la rigida consuetudine di portare sempre, a differenza delle ghawazee, il velo nei luoghi pubblici.
Le prime notizie documentate sull'esistenza negli harem Egiziani di "donne musiciste" abili sia nella danza che nel canto si devono attribuire agli scritti del Francese Savary risalenti al 1785. Da questa data in poi, come già accennato, la limitata documentazione di cui disponiamo confonde spesso queste due differenti ma ben distinte "figure professionali".
Anche avvalendoci del supporto visivo, quello che per intenderci è stato rappresentato nelle opere degli esponenti della corrente degli orientalisti, non permette una chiara distinzione di queste due ben distinte interpreti. Due tra dipinti più noti, "The Dance of the Almeh" e "Almeh with pipe" entrambi eseguiti dal grande Jean-Leon Gerome, raffigurano tutti e due una "ipotetica" quanto forse improbabile Almeh.



The dance of almeh



The almeh with pipe



Le due raffigurazioni, ovviamente simili tra loro differiscono fortemente dalle seppur esigue informazioni di cui siamo in possesso. L'abbigliamento, l'assenza del velo e la rappresentazione di fronte ad un pubblico "esclusivamente" maschile lascia pensare ad una interpretazione più vicina alle caratteristiche di una Ghawazee piuttosto che ad una Almeh. Anche il solo confronto visivo con la prima immagine "Almee ou danseuse egyptienne" mette in evidenza la netta discrepanza con un abbigliamento fondamentalmente diverso e decisamente più "castigato". La diversità di informazioni in nostro possesso è quindi molto contraddittoria e non permette una valutazione effettiva sull'argomento. Si deve forse alla originaria danza delle Almeh l' attuale Raqs Sharqi che trova nella raffinata esecuzione e nella elegante gestualità delle braccia la sua forse più possibile erede.
La figura delle Almee, rinomate nelle arti canore, musicali e della danza, ha il suo inevitabile declino intorno agli anni 30. Epoca questa di cambiamenti che contrariamente ad una propria origine culturale mirata allo straordinario connubio tra canto e danza, si sposta esclusivamente verso l'intrattenimento visivo ed esibizionistico sviluppandosi secondo direttrici prettamente occidentali che portarono a quella particolare esecuzione della danza comunemente detta stile "cabaret".
Il cinema egiziano ha reso note grandi danzatrici come Tahia Carioca, Samia Gamal, Neima Akif.


Ghawazee





venerdì 29 novembre 2013

La danza mediorientale

               








Storia

La danza orientale è una danza originaria del Medio-Oriente e dei paesi arabi, eseguita soprattutto, ma non esclusivamente, dalle donne. È considerata come una delle più antiche danze del mondo,soprattutto nei Paesi del Medio-Oriente e del Maghreb, come AlgeriaTunisiaLibanoIrakTurchiaMaroccoEgitto.
In senso stretto, il termine indica la danza classica orientale che si è sviluppata nelle corti principesche del Medio-Oriente ma non solo. In un senso più vasto, può indicare tutte le forme che si conoscono al giorno d'oggi.
Durante la Campagna d'Egitto di Napoleone, i soldati francesi vennero a contatto con questa danza: provenendo da una società relativamente puritana, il movimento sinuoso dei corpi delle danzatrici veniva percepito come un potente afrodisiacoÈ da questo motivo, ancora oggi associato alla danza, che dipende il termine "danza del ventre".
La danza orientale è tradizionalmente praticata dalle donne, perché esprime interamente la femminilità, la vitalità e la sensualità. La danza orientale è unica nel suo genere: esistono diversi stili, che cambiano a seconda del Paese d'origine, come la danza col velo. In generale, questa danza è caratterizzata dalla sinuosità e dalla sensualità dei movimenti: è di effetto sia con musiche ritmate che lente. Di solito è praticata da danzatrici professioniste.
La pratica della danza orientale è giunta in Europa e in America grazie ai cabaret degli anni trenta e quaranta: è da questo periodo, ma soprattutto dagli anni novanta, che questa danza è diventata famosa in tutto il mondo.
La danza orientale è particolarmente adatta al corpo femminile, perché aumenta la flessibilità e la tonicità del seno, delle spalle, delle braccia, del bacino, ma soprattutto della pancia: gli addominali sono coinvolti profondamente nei movimenti, modellando la linea e giovando agli organi interni. Tonifica le cosce, migliora l'agilità delle articolazioni e sembra ritardare l'osteoporosi, migliora la postura e rafforza il pavimento pelvico. Inoltre, la danzatrice orientale ha il diritto di essere in carne - le danzatrici formose sono le più apprezzate - e può mostrare le proprie forme, come una statua di Maillol. Quello che importa non è la rotondità ma la sensualità, la grazia e la sinuosità dei movimenti.