martedì 10 settembre 2013

I Pigmei




Oggi , volevo parlare del popolo dei Pigmei,
ho trovato un blog molto interessante e dettagliato che "linkerò" alla fine (certi blog hanno più informazioni di Wikipedia).
In questo caso mi limiterò a fare solo una mia riflessione su questo antichissimo popolo.
Come ho detto è un popolo antico e già questo fatto mi sorprende per la costanza come gruppo umano di mantenere i suoi riti e il loro modi di vivere anche se al giorno d'oggi "siamo più evoluti".
Questo mi ha fatto pensare ma chi vive meglio tra un popolo stressato e schiavo dal lavoro, o loro che vivono alla giornata cacciando e vivendo della natura?
Cmq ritorniamo al ballo, questo popolo a differenza dei Masai han sviluppato una musica un po' più complessa fatta di tamburi, arpe e battiti di mano, ma la cosa che più li contraddistingue è il loro canto polifonico. Il ballo di conseguenza aquista un ritmo più vivo rispetto ai Masai, e si può ballare anche in coppia oltre che al gruppo di uomini o donne.
Spero vivamente che tutti questi popoli non svaniscano mai son veramente popoli che hanno parecchio da insegnarci, altro che industrie, stress, e inquinameto.
Un saluto a tutti e grazie

http://www.sancara.org/2013/01/canto-polifonico-degli-aka.html

CONTEMPORANEITA'


La danza è come il teatro, musica e gestualità, senza parole..

È espressione del corpo, è estensione della nostra energia, è scoperta dello spazio, “del nostro spazio nello spazio”, è pulsione verso le stelle, ascesa al divino..

Comparandoci alle popolazioni che adottano la danza come rito di iniziazione, potrei definire il ballo come tale anche nella nostra era contemporanea; immaginiamoci adolescenti, quando cercavamo rispetto dal “gruppo” ed emancipazione dalla propria famiglia: dove si andava? In discoteca, e chi non ci andava era un povero reietto della scuola!

Il ballo permette di socializzare, di crearsi un ruolo nel “branco”, ma soprattutto è una delle prime strade che si intraprende per avere contatto con l’altro sesso: ci si avvicina con imbarazzo, ci si esplora, ci si annusa, si divampa al solo sfiorar di pelle, ed è un’esplosione di sensazioni. Senza parole, si manifestano le emozioni più profonde e restie a palesarsi; senza parole, si apre la via dell’amore..

Lisa

lunedì 9 settembre 2013

La contradanza cubana



Le sue origini si trovano nella contredanse europea, che era una forma internazionale di musica e ballo derivato dal XVIII secolo. Fu importata a Santiago de Cuba dai coloni francesi in fuga dalla rivoluzione haitiana del 1790. La prima contadanza cubana di cui si ha conoscenza è "San Pascual Bailón", scritta nel 1803. Questo lavoro mostra la contradanza nella sua primissima forma, mostrando caratterisctiche che successivamente la discosteranno dalla contredanse. Ha una metrica 2/4 con due movimenti di otto tempi ciascuno, secondo lo schema AABB. Durante la prima metà del XIX secolo, la contradanza dominò le scene musicali cubane al punto che tutti i compositori dell'epoca, sia concertisti che compositori per sale da ballo, provarono a scrivere pezzi di contradanza. Tra tutti, il più noto è Manuel Saumell (1817-1870).


Storia del velo nella danza mediorientale


Il velo rappresenta per una danzatrice una possibilità espressiva in più. Esso entra a far parte della danza orientale  solo a un certo punto all’inizio del novecento. L’utilizzo del velo nelle culture antiche era legato più alla nascita e alla morte, e alle divinità infatti la parola velo viene dal latino velum, tenda, perché in origine indicava la tenda che separava l’interno del tempio con l’esterno, lo si può considerare come una porta tra due mondi. La prima danza del velo di grande  importanza agl’occhi di tutti venne successivamente alla pubblicazione del libro la Salomè di Oscar Wild, quando con l’esposizione universale di Chicago nel 1893, si esibì una ballerina. Attorno a questa danza si scatenarono scandali e si accese molta curiosità per questa danza.