mercoledì 28 agosto 2013

I Nande










Popolo oticolture di lingua Bantu di regione del Kivu, nello Zaire nord orientale.  
Pur essendo, per loro stesa ammissione, un popolo di contadini orientati decisivamente verso lo sfruttamento delle risorse materiali e la produzione di beni, i Nande dedicano moltissimo tempo a quell’attività squisitamente sociale ed estetica che è la danza. Si danza nelle feste, nelle occasioni rituali o riunioni spontanee e improvvisate. Tutti prendono parte alle danze, ciascuno a suo modo rispettando con precisione le differenti categorie sociali. Esistono dunque danze specifiche per le donne, per gli uomini, per i bambini e per gli adolescenti, ed anche per alcuni specialisti come guaritori e le levatrici. Ogni rito di passaggio del ciclo della vita prevede una o più danze particolari, che costituiscono spesso il momento centrale della cerimonia. Così l’iniziazione maschile, che si considera completa al termine del periodo di segregazione nella foresta nel corso del quale i ragazzi vengono collettivamente circoncisi, viene sancita dal Munde, una danza maschile estremamente complessa e articolata dal punto di vista coreografico musicale. Anche l’investitura del guaritore, il Musaki, prevede l’esecuzione di numerose danze e si conclude al suo culmine co l’Obusingiri, una danza in cui i guaritori in trance si sfidano a vicenda mostrando pubblicamente i loro poteri magici, percuotendosi il corpo con la pelle di un roditore, detto Olusimba,simbolo di potere dell’alleanza del guaritore con il mondo animale. La danza obusigiri può essere ripetuta in altre occasioni della vita del guaritore, allo scopo di rafforzare il legame di quest’ultimo con gli spiriti. Anche la nascita, il matrimonio, il funerale e l’incoronazione prevedono l’esecuzione i danze specifiche,che costituiscono un momento centrale delle cerimonie rituali all’nterno delle quali la presenza degli antenati è vivamente sentita. Si può dunque ritenere che le danze costituiscano per i Nande dei momenti di espressione simbolica delle principali categorie sociali, dei compendi figurati dei contenuti dei diversi ruoli sociali. Ogni danza possiede un certo numero di gesti o figure che vengono riprodotti con una certa precisione. Movimenti delle spalle, del busto, del bacino, ancheggiamenti, contrazioni del ventre, battito dei piedi sul terreno, sono solo alcune tra lee figure che vengono articolate all’interno delle danze secondo una sorta di codice coreutico. La stessa natura, appunto coreutica, di queste figure, ne rende difficile una vera e propria decodificazione, una traduzione verbale, ma il contesto della danza offre la possibilità di interpretare il valore ed il significato. Queste figure contribuiscono infatti a costruire un discorso danzato che ellitticamente e simbolicamente sembra riferirsi ad alcuni grandi temi della cultura nande, temi di cui non si usa parlare esplicitamente. Non è possibile analizzare qui dettagliatamente le numerose danze del repertorio nande, propongo dunque due esempi che mi pare diano un’idea di come la danza riesca a creare un momento di comunicazione diffusa. Il primo esempio è quello delle danze della nascita. Eseguite alcuni giorni dopo il parto, ed esattamente al momento della caduta del cordone ombellicale durante un rito che possiamo considerare la nascita sociale dell’individuo, queste danze sono guidate dalle levatrici tradizionali, le vakekulu, ed avvengono in ambienti esclusivamente femminile. I maschi non son ammessi, ad eccezione dei suonatori ( poichè un tabù impedisce alle donne di suonare strumenti musicali). Il significato di queste danze rimanda a vari aspetti della vita delle donne, del sapere che compete loro e dei contenuti sociali del loro specifico ruolo. Ad una prima lettura troviamo, mimati dalle ballerine, alcune regole e consigli pratici per l’allevamento del neonato. La mukekulu mostra il modo di portare il bambino, legato alla pancia della madre i primi mesi e poi sul dorso quando avrà sviluppato una muscolatura sufficiente; il mdo di macinare il miglio per preparare la polenta, ed altre piccole situazioni della vita quotidiana. Il tema del cibo pervade profondamente queste danze, costituendone ilnucleo semantico fondamentale che rimanda ad una prerogativa importante della donna nande , quella di essere responsabile dell’intero ciclo della produzione alimentare. In quanto è lei che coltiva i campi e delle successive trasformazioni che lo rendono commestibile. Le canzoni eseguite durante le danze rafforzano quest’idea suggerendo il tema della donna cibo, che da produttrice di alimenti viene lei stessa “mangiata” all’interno del matrimonio istituzione che le donne nande riconoscono come fonte di sfruttamento del loro lavoro. Per inciso si può aggiungere la metafora “donna come cibo” è ancora una volta significativamente ribaltata nella credenza delle vali, le donne cannibali, che divorano l’anima delle persone a cui passano vicino. Il secondo esempio è costituito dalle danze del corteggiamento. Tutte le danze nande contengono un aspetto erotico, sintetizzato in una figura tra le più frequenti eseguite che è quella detta “omusero”. E’ un movimento del bacino che richiama abbastanza esplicitamente l’atto sessuale. Nei proverbi, delle favole e nei racconti questa figura di danza è metafora dell’atto sessuale in vista della procreazione. Musero na mwana significa letteralmente “ ancheggiamenti e figli”; eryta omusero ni mweno significa” passo di danza e andare a cercare “passo di danza e andare a cercare “ mentre ivarara ly’ ivaghe musero n’ihuga viene tradotto, forse in modo un’po’ figurato “il modo di dar nascita attraverso il marito, la danza coniugale è un aliseo”Dunque concettualmente l’associazione tra danza e atto sessuale è molto comune. Ma in particolare esistono specifiche danze del corteggiamento, in cui uomini e donne danzano insieme mettendo per così dire in scena l’incontro sessuale. Dunque concettualmente l’associazione tra danza e atto sessuale è molto comune. Ma in particolare esistono specifiche danze del corteggiamento in cui uomini e donne danzano insieme mettendo per così dire in scena l’incontro sessuale. Erisole, ekituta, enderku sono tutte espressioni culturalmente controllate e accettate. Amalembo è una danza di giovani durante la quale, secondo, secondo alcuni, si fanno offerte di matrimonio. In essa una figura particolare consente la scelta del partner; consiste nello sfiorare brevemente la spalla del compagno o della compagna prescelta in un gesto detto eripopora. I contenuti erotici sono dunque evidenti, al punto che l’eros sembra costituire la sfera di significati più toccata dalle danze Nande. D’altra parte i nande sembrano presentare una certa recitenza nel trattare a parole questo argomento. Anche l’analisi lessicale conferma l’idea che la sfera sessuale sfugga allavebalizzazione; tra le parole con cui si designa l’atto sessuale troviamo un folto gruppo di termini collegati al radicale –TET ( eriteta,cioè fare l’amore, omuteti, l’amante, oluteto,cioè l’atto sessuale, eritetera che significa :andare alla ricerca di un partner sessuale) che allo stesso tempo rimanda a comportamenti animali o infantili: il grido del pollo o il balbettio del neonato, a situazioni che possiamo dunque considerare appartenenti ad una sfera prelinguistica (Remotti 1987:80). La danza sembrerebbe dunque fornire un’espressione pubblica e sociale ad un comportamento per certi versi considerato presociale e inaffidabile. Nelle sue forme codificate e controllate la danza darebbe dunque una forma all’espressione dell’eros, costituirebbe in un certo senso un idioma per l’amore. In varie occasioni, come abbiamo visto , i Nande si trovano per danzare insieme esprimendo alcuni dei grandi temi della loro cultura. Al momento del lutto o del matrimonio, della nascita di un bambino o della sua iniziazione, o semplicemente nelle notti di luna piena, i Nande lasciano affiorare nella nanza i valori e le emozioni della vita dell’individuo, come l’eros,la riproduzione, la femminilità, valori che, pur non essendo espressi a parole, costituiscono una parte integrante della cultura NANDE

martedì 27 agosto 2013

Stili della danza orientale

 

Per una maggior conoscenza della danza orientale, occorre classificare i numerosi stili in alcune categorie principali.
Stile danza orientale autentica con danza Hawzi Caratterizzato da movimenti eleganti, ampi e dolci, la danza viene resa fluida grazie al coinvolgimento armonico del corpo della danzatrice.
Stile Šarqī Lo stile Šarqī, inizialmente legato alla tradizione di danze ballate nelle corti islamiche, si evolve nei primi decenni del Novecento. Le interpreti dei cabaret egiziani iniziarono a ricorrere a coreografie e all'utilizzo di strumenti quali il velo, il candelabro e le scarpe col tacco, introducendo inoltre passi derivanti dal balletto classico come l'arabesque e lo chassé.






Stile Baladī
È uno stile caratterizzato dalla movenza del bacino carica di intensità. I movimenti delle braccia sono meno ampi e svolazzanti rispetto a quelli dello stile Šarqī. Si prediligono le camminate con il piede a terra e non in mezza punta come nello stile classico. Lo stile Baladī è una danza popolare cittadina che nasce dall'incontro della popolazione rurale con quella urbana.


Stile Ša'abī
La danza Ša'abī è legata alla terra, caratterizzata dalla spontaneità, semplicità e allegria. Lo stile Ša'abī è lo stile popolare egiziano. Le danze popolari comprendono repertori zingari (ġawāzī) e delle campagne (fellahī). La variante egiziana è quella interpretata con il bastone, chiamata sayydī.


Stile Danza di Iaset: La Danza del Ventre dell'Egitto Faraonico
Questo stilo è stato creato nel 1993 in Brasile dall'insegnante di ballo Regina Ferrari come una rappresentazione artistica della danza dell'Antico Egitto, con simbolismo fittizio e immaginario. Non è una danza con finalità esoterica, da essere utilizzata nei riti di magia. Questa danza è composta con i movimenti della danza del ventre arabo, mescolati con i passi del balletto classico e una interpretazione fittizie per ogni movimento. Ci sono diverse coreografie con l'uso di vari veli, fino a nove, che portano la sensazione di mistero, però non c'è nessun legame tra le coreografie create e la vera danza praticata nei riti di magia nell'Antico Egitto.
La proposta è di promuovere gioa, e il benessere delle donne, portando la bellezza e la femminilità verso questa arte.

lunedì 26 agosto 2013

Sviluppo della danza orientale





Nei villaggi algerine, la danzatrice professionista è CHATTAHA. Dei popoli nomadi di Oulad Nail, Qui abbiamo grande nomi El Hasnawia, Jamila Atabou, Warda Chawuiya, Saliha , Taous, Khoukha Che hanno avuto un successo notevole in Siria e soprattutto in Egitto. La maestra di Samia Gamal è stata Khoukha di origine algerina in preciso da Orano la città di Cheikha Rimiti.
La bibliografia di riferimento, si basa prevalentemente sulle opere redatte dai "visitatori" occidentali che nel secolo scorso esplorarono, avidi di sapere un mondo straordinario ed a loro quasi sconosciuto. L'opera che a mio avviso costituisce la pietra miliare sulle "riscoperte" per uno studio delle tradizioni culturali dell'Egitto è sicuramente quella dell'inglese Eduard W. Lane. In questa opera un vero spaccato di vita sociale sono riportate utilissime informazioni sulla vita quotidiana in Egitto ai primi dell'Ottocento. Relativamente alla specifica trattazione, sulle danzatrici Ghawazee, esistono però diverse interpretazioni che, messe in relazione con altri testi dello stesso periodo, creano non poca confusione. Il punto in questione è rappresentato dalla confusione che nasce dalle due contemporanee ma ben distinte figure professionali quali le Almeh e le Ghawazee. Le prime, come già ampiamente descritto nella sezione a loro dedicata "Musica, canto e danza delle Almeh d'Egitto" a differenza delle Ghawazee, come appartenenti ad una più elevata classe sociale non erano solite esibirsi in rappresentazioni pubbliche e di strada. Cosa questa invece ampiamente frequente nelle narrazioni e gli incontri spesso riportati nelle bibliografie classiche di riferimento. Le Ghawazee
Senza approfondire troppo l'argomento vista la complessità, le contraddittorie e poco certe fonti di provenienza credo sia più logico accennare solo per grandi linee alle ipotesi formulate in merito alla presenza delle Ghawazee, come di altre popolazioni nomadi sia nel bacino del Mediterraneo che in Europa. Alcune teorie formulano l'ipotesi di una grande migrazione costituita da un possibile unico ceppo etnico ma linguisticamente diverso che abbandonando le regioni dell'Asia centrale mosse su direttrici diverse. Uno in direzione della penisola Arabica, con la successiva penetrazione nel territorio Nord Africano e forse attraverso questo proseguì l'accesso in Europa attraverso la Spagna.(Il nome inglese "Gipsy" e quello Spagnolo "Gitano", hanno infatti per lungo tempo fatto pensare alla possibile provenienza degli "zingari" dal territorio Egiziano - cosa anche questa ancora da dimostrare)
Un altro flusso, spostandosi invece verso le coste dell'Anatolia, risalì i Balcani per raggiungere il cuore dell'Europa Centrale. In questo caso la presenza di Zingari detti "Cingene" in territorio Turco è databile intorno al XII secolo e le successive migrazioni verso l' Europa centrale vengono indicate intorno al 1300.
A differenza di altre popolazioni zingare quali i cingene dei quali esistono ben documentate tracce della loro presenza durante la originaria espansione dell'Impero Ottomano, in quanto oltre che ad essere presentii nella vita sociale, facevano anche parte delle regolari truppe militari impegnate contro gli eserciti Cristiani, delle citate Ghawazee si hanno invece notizie molto più tarde e documentate solo a partire dalla fine del XVII secolo. Dal periodo della spedizione Napoleonica (1798) in poi, la presenza delle "Ghawazee" diviene sempre più ricorrente ed a loro si attribuisce la più viva tradizione popolare Egiziana nel settore della Danza.
Con l'arrivo delle truppe Napoleoniche al Cairo, come gia ampiamente illustrato, l'altra categoria di Danzatrici-musiciste, le Almee, abbandonò i luoghi di origine per non esibirsi alla presenza di un pubblico invasore e principalmente maschile. Questa condizione invece non turbò affatto le Ghawazee che contrariamente alle prime e per tradizione artiste di strada, familiarizzarono con le truppe Francesi. Lo stretto contatto con le truppe militari fu anche segnato da terribili episodi che portarono al conseguente allontanamento delle troppo "disponibili" danzatrici dalla città del Cairo.
Quattrocento Ghawazee furono "giustiziate" (decapitate e gettate nel Nilo) allo scopo di dare un esempio al fine di sedare i ripetuti incidenti che si verificavano tra le truppe. Questo atto di terribile "barbarie" legittimato dai generali francesi portò gradualmente tali personaggi, ritenuti scomodi ed indecorosi, agli occhi dell'invasore occidentale, verso l'allontanamento dai grandi centri. La "sorte" delle Ghawazee, ed il loro definitivo allontanamento dalla vita e le rappresentazioni nei grandi centri urbani quali Il Cairo, venne segnata dall'allora reggente Muhammed Ali, che nel 1834 ne ordinò l'allontanamento immediato verso le campagne e le città del sud, infliggendo pene severissime a chiunque contravvenisse al divieto imposto.
Di questa particolare condizione, creatasi assai fortunosamente, a trarne gran vantaggio furono i "Kocek (danzatori uomini, che in abiti femminili interpretavano danze e ruoli destinati alle donne), banditi anche loro nello stesso periodo per motivi di ordine pubblico dalla vicina Turchia dal Sultano Mahmut II. Quando, gli esuli "Kocek" arrivarono in Egitto si integrarono con un'altra schiera di danzatori "simili" e già presenti in Egitto, conosciuti con il nome di "Khawals". La presenza dei Khawals egiziani è stata anche documentata dallo scrittore E. W. Lane nel suo già citato testo. Questi nuovi "particolari" soggetti, i Kocek, furono rapidamente accettati, in quanto assai raffinati nel vestire, dai modi gentili e padroni nell'arte della danza, si integrarono ed a volte sostituirono le danzatrici Ghawazee allontanate dalle aree metropolitane. Non è poi affatto raro che in questo stesso periodo alcuni dei numerosi visitatori occidentali abbiano assistito a spettacoli di danza eseguiti da uomini credendoli delle "autentiche" danzatrici egiziane. Una analoga circostanza è anche descritta nel libro del 1929, The Woman of Cairo, dallo scrittore G. de Nerval che fu incredulo e stupefatto spettatore di uno spettacolo simile.
La condizione sociale delle Ghawazee, risulta dalle informazioni in nostro possesso, simile a quella di tutte le popolazioni "zingare", una vita prevalentemente relegata ai bordi delle società così dette più evolute. Anche in questo caso vale a dire nell'Egitto del XVIII secolo valeva la stessa regola e le Ghawazee appartenenti alla schiera delle tribù nomadi, viveva al di fuori dei grandi centri urbani in accampamenti provvisori. Distinguendosi dall'atra più "rispettabile" categoria quella delle Almee, le rappresentazioni delle Ghawazee, spontanee manifestazioni di strada, si avvalevano spesso,della collaborazione dei componenti maschile della tribù per l'accompagnamento musicale.
La discutibile "cattiva" reputazione di cui godevano tali danzatrici, malviste anche dagli esponenti religiosi, impediva loro l'accesso ai riservati Harem ed era ritenuto sconveniente, ospitare una "zingara" nella propria abitazione. Anche se in molte celebrazioni, quali matrimoni, circoncisioni ecc, veniva loro concesso di esibirsi ma quasi sempre in luoghi all'aperto. La reputazione delle Ghawazee non è di molto dissimile da quella che accomuna le Ouled Nail al pari di Danzatrici-prostitute.
La presenza iconografica di cui siamo in possesso, permette come già accennato, di porre l'attenzione anche su quelle che sono le caratteristiche sia del vestiario che della danza. In merito all'abbigliamento, anche in questo caso minuziosamente descritto da Lane e molti altri coevi autori e riccamente illustrato da grandi artisti quali Prisse e David Roberts nelle sue dettagliatissime litografie , risulta evidente la stretta somiglianza con l'abbigliamento dello stesso periodo in uso presso le Cingene Ottomane rappresentate nelle splendide miniature dell'artista Levni.
Il vestiario, prevedeva nelle sue diverse combinazioni l'uso variabile sia di un lungo che un corto abito. Quello lungo,detto "Yelek", che generalmente stretto in vita e dall'ampia scollatura era indossato lasciato aperto dalla vita sino ai piedi.Il più corto, più simile ad un coprpetto era lungo sino al giro vita e sempre dalla profonda scollatura era aderente in vita.
In quest'ultimo caso una gonna (Tob) veniva indossata in mancanza dell'abito lungo.Una aderente "camicetta" dalle ampie lunghe maniche era generalmente indossata sotto i due precedenti indumenti. Comune alle possibili varianti era sempre l'uso dell'ampio ed a volte decorato pantalone "shintyan" (harem pants). Immancabile naturalmente l'uso della fascia annodata sui fianchi, ricordo forse ancestrale degli antichi costumi rituali, emblema simbolico della dea Ishtar, le ricche decorazioni tra i capelli e la ricorrente mancanza di veli sul volto
Monili, bracciali, cavigliere e orecchini completavano insieme alle immancabili decorazioni con l'henna e l'antico e sapiente uso del khol, usato sia per il trucco che per la stessa protezione degli occhi, l'abbigliamento delle originarie danzatrici Ghawazee del Diciannovesimo secolo.
Secondo la descrizione riportata da Wendy Buonaventura nel suo libro "Il serpente e la sfinge", nell'Egitto del IX secolo, al tempo di Harun al Rashid, periodo questo considerato come l' età d'oro della musica e delle arti nel mondo Arabo, la presenza di danzatrici non aveva confronti con l'esiguo numero di cantanti. Si scelse quindi di istruire alcune di queste danzatrici anche nell'arte della musica e del canto. Il risultato fu quello di avere avuto sino alla metà del XX secolo delle superbe interpreti abili sia nella danza, nel canto e nella musica.
Il nome Almeh o Almee, al plurale Awalim, deriva dalla parola Araba "Alema" e sta a significare "una donna istruita". È proprio la ricevuta "istruzione" che rendeva questa categoria estremamente raffinata e privilegiata a cui era consentito l'ingresso agli ambiti sociali più ristretti e primo tra tutti il riservatissimo Harem.
Esiste purtroppo, in merito a questo argomento, molta confusione in quanto nelle descrizioni riportate da molti autori del XVIII e XIX secolo la figura della Almeh viene confusa con quella delle famose interpreti Ghawazee.
La grande differenza tra queste due distinte categorie di interpreti si basa sul fatto che le Ghawazee sono da considerarsi come interpreti "popolari" di bassa estrazione sociale, che si esibivano prevalentemente in spettacoli di strada, al pari degli ambulanti alla presenza di un qualsiasi pubblico "pagante".
Le Almeh, sicuramente più raffinate ed appartenenti ad una classe sociale più elevata avevano libero accesso ed erano assai gradite presso i ranghi sociali più elevati, esibendosi prevalentemente in presenza di un pubblico femminile nelle arti del canto e della danza con eleganza ed estrema raffinatezza. Altra particolarità che distingueva questa specifica categoria, era la rigida consuetudine di portare sempre, a differenza delle ghawazee, il velo nei luoghi pubblici.
Le prime notizie documentate sull'esistenza negli harem Egiziani di "donne musiciste" abili sia nella danza che nel canto si devono attribuire agli scritti del Francese Savary risalenti al 1785. Da questa data in poi, come già accennato, la limitata documentazione di cui disponiamo confonde spesso queste due differenti ma ben distinte "figure professionali".
Anche avvalendoci del supporto visivo, quello che per intenderci è stato rappresentato nelle opere degli esponenti della corrente degli orientalisti, non permette una chiara distinzione di queste due ben distinte interpreti. Due tra dipinti più noti, "The Dance of the Almeh" e "Almeh with pipe" entrambi eseguiti dal grande Jean-Leon Gerome, raffigurano tutti e due una "ipotetica" quanto forse improbabile Almeh.



The dance of almeh
The almeh with pipe

Le due raffigurazioni, ovviamente simili tra loro differiscono fortemente dalle seppur esigue informazioni di cui siamo in possesso. L'abbigliamento, l'assenza del velo e la rappresentazione di fronte ad un pubblico "esclusivamente" maschile lascia pensare ad una interpretazione più vicina alle caratteristiche di una Ghawazee piuttosto che ad una Almeh. Anche il solo confronto visivo con la prima immagine "Almee ou danseuse egyptienne" mette in evidenza la netta discrepanza con un abbigliamento fondamentalmente diverso e decisamente più "castigato". La diversità di informazioni in nostro possesso è quindi molto contraddittoria e non permette una valutazione effettiva sull'argomento. Si deve forse alla originaria danza delle Almeh l' attuale Raqs Sharqi che trova nella raffinata esecuzione e nella elegante gestualità delle braccia la sua forse più possibile erede.
La figura delle Almee, rinomate nelle arti canore, musicali e della danza, ha il suo inevitabile declino intorno agli anni 30. Epoca questa di cambiamenti che contrariamente ad una propria origine culturale mirata allo straordinario connubio tra canto e danza, si sposta esclusivamente verso l'intrattenimento visivo ed esibizionistico sviluppandosi secondo direttrici prettamente occidentali che portarono a quella particolare esecuzione della danza comunemente detta stile "cabaret".
Il cinema egiziano ha reso note grandi danzatrici come Tahia Carioca, Samia Gamal, Neima Akif.


Ghawazee





domenica 25 agosto 2013

Danza Orientale




La danza orientale è tradizionalmente praticata dalle donne, perché esprime interamente la femminilità, la vitalità e la sensualità. La danza orientale è unica nel suo genere: esistono diversi stili, che cambiano a seconda del Paese d'origine, come la danza col velo. In generale, questa danza è caratterizzata dalla sinuosità e dalla sensualità dei movimenti: è di effetto sia con musiche ritmate che lente. Di solito è praticata da danzatrici professioniste.
La pratica della danza orientale è giunta in Europa e in America grazie ai cabaret degli anni trenta e quaranta: è da questo periodo, ma soprattutto dagli anni novanta, che questa danza è diventata famosa in tutto il mondo.
La danza orientale è particolarmente adatta al corpo femminile, perché aumenta la flessibilità e la tonicità del seno, delle spalle, delle braccia, del bacino, ma soprattutto della pancia: gli addominali sono coinvolti profondamente nei movimenti, modellando la linea e giovando agli organi interni. Tonifica le cosce, migliora l'agilità delle articolazioni e sembra ritardare l'osteoporosi, migliora la postura e rafforza il pavimento pelvico. Inoltre, la danzatrice orientale ha il diritto di essere in carne - le danzatrici formose sono le più apprezzate - e può mostrare le proprie forme, come una statua di Maillol. Quello che importa non è la rotondità ma la sensualità, la grazia e la sinuosità dei movimenti.

venerdì 16 agosto 2013

Storia danza mediorientale

                                      


Storia

La danza orientale è una danza originaria del Medio-Oriente e dei paesi arabi, eseguita soprattutto, ma non esclusivamente, dalle donne. È considerata come una delle più antiche danze del mondo[senza fonte], soprattutto nei Paesi del Medio-Oriente e del Maghreb, come Algeria, Tunisia, Libano, Irak, Turchia, Marocco, Egitto.
In senso stretto, il termine indica la danza classica orientale che si è sviluppata nelle corti principesche del Medio-Oriente ma non solo. In un senso più vasto, può indicare tutte le forme che si conoscono al giorno d'oggi.
Durante la Campagna d'Egitto di Napoleone, i soldati francesi vennero a contatto con questa danza: provenendo da una società relativamente puritana, il movimento sinuoso dei corpi delle danzatrici veniva percepito come un potente afrodisiaco. È da questo motivo, ancora oggi associato alla danza, che dipende il termine "danza del ventre".[senza

giovedì 8 agosto 2013

Danze dell'Uganda



Danza Myel Rudi

Questa danza si esegue nel nord dell'Uganda dalla tribù dei Langi Iys. Essa viene praticata alla nascita di due gemelli, nella credenza che se non viene fatta i gemelli moriranno. La danza è composta da salti e movimenti di bacino attorno ad un tempietto posto sotto ad un albero.
Inoltre è usanza legarsi attorno al collo e alla vita una pianta rampicante chiamata "Lomo".
Vicino al tempietto, invece, vengono collocati un vaso con 2 aperture contenente del liquore chiamato " Marwa" e una lancia con 2 punte accuminate. I danzatori si cospargono di un ipasto di miglioe acqua come fosse una crema per il corpo.
La danza è accompagnata da tre tamburi di dimensione diversa. Una volta aver danzato e bevuto con soddisfazione la danza finisce.


Danza Ndara

Questa danza deriva da uno strumento, lo Xilofono usato per la musica del ballo. La danza è eseguita dalla tribù si Alur che vive nella parte settentrionale dell'Uganda. All'inizio si praticava nelle incoronazioni dei capi tribù ora però viene usata per varie cerimonie sociali..Durante la danza gli uomini battono i piedi a terra e le donne danzano sottolineando i movimenti del bacino, poi entrambi i sessi eseguono alcune figure coreografiche, tipo gli uomini formano un cerchio che si muove come un serpente e le donne stanno all'interno del  cerchio a significare che son protette dagli uomini.
Gli uomini si adornano di piume sulla testa w sulle braccia , le donne invece con pelli animalie con rami di piante rampicante.
la musica è composta da canti principalmenti delle donne e dal suono dello xilofono (vedi strumenti africani) suonato dagli uomini.


Danza Fumbo


La danza Fumbo è originaria della parte orientale dell'Uganda della tribù Japadhola. Anch'essa prende il nome da uno strumento chiamato appunto Fumbo.La danza è praticata da tutti i componenti della tribù dai bambini agli anziani e si celebra anchessa nelle cerimonie varie della tribù. Duarante la danza uomini e bambini indossano un abito particolare e si legano dei campanelli alle gambe, danzano muovendo il torace e battendo i piedi a terra. Le donne indossano collane di perline di vetro e una gonna di nyanja ( gonne fatte con foglie di banana le quali amblificano il loro movimento rotatorio del bacino). La musica  oltre al tamburo Fumbo è composta anche da un'arpa detta Tongoli,da uno srumento di legno (Teke), da un corno soffiato dagli uomini detto Gwaara e infine da un canto corale.





Le danze sopra descritte provengono da alcune tribù dell’Uganda e se 
dovessimo parlarvi di tutte dovremmo scrivere più di dieci libri. Il modo migliore è vederle
mentre sono eseguite.





mercoledì 7 agosto 2013

musica Makossa




Oggi volevo farvi un altro esempio di quanto importante sia la musica e i ritmi africani che riescono a dare spunto ai nostri artisti di musica . Volevo parlarvi della musica MAKOSSA la quale è molto popolare nelle città camerunensi. Questa musica è simile alla rumba africana eccetto per il fatto che include un ritmo forte di bassi e una preminente sezione di corni.La musica Makossa ha origini da una danza di tipo Duala che si chiama kossa, la quale è stata influenzata da: jazz,musica latina, highlife,ambasse bay,rumba.
Essa nasce nei primi anni 50 e esplode nei 60 con le prime incisioni.
L'artista che ultimamente l'ha riscoperta è stata la cantante Shakira nell'anno dei mondiali di calcio 2010 fatti in africa. Shakira ha ripreso la canzone Zangalewa e l'ha fatta riscoprire a tutto il mondo con la sua voce e la sua danza  appassionando tutti. Di seguito vi riporto la traduzione della canzone e il video, buon ascolto grazie,


Questa canzone è interpretata in lingua Fang, diffusa in Gabon, nel sud del Camerun, nella Guinea Equatoriale, e più ad est nell'Africa Centrale. Spesso è cantata senza che se ne comprenda il significato. Za engalomwa in lingua Fang significa "Chi ti ha mandato?": ed è la domanda che un militare fa ad un altro camerunese di origine straniera. Il termine Zangalewa può provenire anche da un'espressione ewondo: za anga loe wa? o "chi vi ha chiamato?" Il Camerun è un paese multietnico e multilingue, non tutti i soldati potevano parlare ewondo. Inoltre con il tempo, za anga loe wa divenne Zangalewa come la sentiamo ora. Quando le giovani reclute della Guardia Repubblicana del Camerun lamentano i rigori della vita militare, i loro leader ed i loro coetanei di età superiore pongono loro questa domanda: za anga loe wa? Che si può intendere come "nessuno ti ha costretto ad entrare nell'esercito, non ti lamentare più!". Traduzione letterale e semantica

Za mina mina hé hé. (altra pronuncia "Zar mina o Zak mina")
Vieni tu hé hé.
Vieni Vieni hé hé.
Wa ka
Tu (o voi) fai
za an ga lè wa
chi ha (fatto l'azione di) chiamarti?
chi ti ha chiamato?
Ana wam ha ha
si è la mia (azione di chiamarmi)
si sono stato io
yango hé hé
Aspetta hé hé
Traduzione completa in Italiano
Vieni Vieni hé hé
tu l'hai fatto, tu l'hai fatto hé hé
Vieni Vieni
chi lo ha fatto ?
si sono stato io
Aspetta hé hé
Aspetta hé hé
Vieni Vieni
chi lo ha fatto ?
si sono stato io

martedì 6 agosto 2013

Danza Djolè

La danza Djolè (detta anche Jolè o Yolè) è un ballo tradizionale proveniente dalla Sierra Leone.
In questa danza il danzatore maschile indossa una maschera di volto femminile e viene eseguita in occasione di importanti eventi coinvolgendo vari villaggi del posto, per festeggiare matrimoni o celebrare ringraziamenti per l'abbondante raccolto.Anche questa danza è accompagnata da un particolare strumento lo Sikko (vedi strumenti africani) che però in tempi più moderni lo si è cambiato con l'uso dello Djembe (vedi strumenti africani) riadattando il ritmo rendendo il ballo molto più popolare. Ora la danza è ballata anche senza maschera anche dalle donne.



lunedì 5 agosto 2013

Danza dei Wodaabe



Ogni anno, subito dopo la stagione delle piogge, in qualche sperduto punto della regione presahariana del Sahel nigerino i vari gruppi Wodaabe si riuniscono per celebrare la loro festa annuale: il Gerewol.La danza dei Wodaabe (detti anche più comunemte Bororo, popolo nomade del Niger,Mali,Nigeria, Senegal, Camerun,), è basata sulla bellezza maschile,dove l'uomo per farsi più bello si accinge a ricoprirsi il volto di terra colore rosso ocra e  a colorarsi le labbra con del carbone per mettere in evidenza il colore bianco dei denti. Lo scopo di questa danza è di essere scelti da una ragazza per poter trascorrere qualche momento d'amore. Gli accessori usati per questo tipo di ballo cerimoniale sono dei campanacci che si legano alle caviglie e da certi pezzi di legno utilizzati come asce agitate durante la danza.
I danzatori creano una fila spalla a spalla e iniziano a cantare e a ballare. Nel frattempo a poca distanza si stanno preparando delle ragazze (di solito 2 o 3 ragazze) con dei vestiti cerimoniali, designate come giudici. Gli spettatori ovvero i Bororo e qualche tuareg di passaggio assistono alla danza mettendosi in semicerchio con gli uomini da una parte e le donne dall'altra. La danza dura quasi 2 ore con i danzatori che si esibiscono con i loro corpi slanciati e filiformi, alzandosi ripetutamente in punta di piedi oppure saltellando facendo risuonare i campanacci. La mimica facciale dei danzatori è molto particolare, con buffe espressioni facciali roteano gli occhi e mostrano i denti bianchi dondolando gentilmente la testa a destra e a sinistra. All'arrivo delle donne la situazione si fà più spasmodica tutti i danzatori cercano di mettersi in evidenza per vincere. Le ragazze si sistemano in ginocchio con gl'occhi coperti dalle mani in segno di pudore. Ad un certo punto una di esse si alza  si avvicina a un danzatore e lo sfiora con la mano,successivamente si alza anche l'altra ragazza e anchessa fà lo stesso gesto. Ecco il Bello è stato eletto.
Pian piano tutto ritorna alla vita quotidiana. Al spuntare della luna i Bororo iniziano altre danze consci che dovran aspettare il prossimo anno per festteggiare il prossimo Gerewol.

sabato 3 agosto 2013

Danza Aratà

Oggi parliamo di una danza a me molto cara perchè è originaria delle danze Cubane e dell'America Centrale.L'aratà è una danza rituale della cultura del popolo Yoruba (Nigeria) è praticata dai Santeros yoruba svolgendo riti propiziatori per il raccolto. Questa danza è fatta per invocare due divinità Oko e Osain. La danza è composta da una vasta simbologia quotidiana del lavoro dei campi ed è accompagnata da una ritmica basata sui tamburi batà. Anche qui troviamo un canto melodico(chiamato oro seco) che accompagna la danza.
Questo stile di ballo lo approffondirò con i Balli Cubani.

giovedì 1 agosto 2013

Danze Sabar




La Danza sabar è originaria del senegal, la sua nascita è dovuta alla comparsa dello strumento chiamato "sabar" (vedi strumenti africani).
questa Danza è tipicamente femminile in quanto gioiosa e con notevole spicco erotico.
Il sabar è presente in molte cerimonie,feste e riunioni femminili. Il luogo dove viene più praticata è sicuramente la capitale del Senegal cioè Dakar ed è cmq una danza che lascia molto spazio alla fantasia del danzatore.
Oggi è ballata anche dagli uomini durante l'apertura dei tornei di lotta senegalese, ora sport nazionale.