I primi abitanti di questo magnifico continente vengono
chiamati Aborigeni. La parola aborigeno (dal latino ab origine, "fin
dall'origine"), in uso in inglese fin dal XVII secolo col significato di
"indigeno", è stata usata in Australia sin dal 1789 e divenne presto
il nome accettato per gli indigeni australiani. Anche in italiano il termine
"aborigeno", benché semplice sinonimo di "indigeno" o
"autoctono", ha un uso piuttosto ristretto e di fatto viene usato
prevalentemente quando si parla di aborigeni australiani. I nativi australiani
erano prevalentemente popoli di cacciatori-raccoglitori in possesso di una
ricca cultura orale e valori spirituali basati sulla venerazione della terra e
sulla fede nel "sogno", inteso contemporaneamente come l'antica epoca
della creazione del mondo (il cosiddetto dreamtime, o "tempo del
sogno") e l'attuale realtà del sognare (dreaming). L'opinione più
accreditata è che giunsero dall'Indocina più di 50.000 anni fa: questo
significa che si sono succedute in Australia oltre 2500 generazioni. La data di
50.000 anni fa è basata su alcune misure di termoluminescenza eseguite in siti
archeologici dell'Australia settentrionale. Vi sono stati molti gruppi
aborigeni diversi, ognuno con una propria cultura, religione e lingua, si
contano circa 200 lingue diverse al momento del contatto con gli europei.
Queste culture si sovrapposero in maniera più o meno ampia e si evolsero nel
tempo. Anche gli stili di vita presentavano un'ampia varietà; l'immagine
stereotipata dell'orgoglioso cacciatore che si erge nudo su una gamba sola tra
le sabbie rosse del deserto australiano non ha validità generale. In epoca
contemporanea, ad esempio, c'erano nello stato di Victoria due distinte
comunità con un'economia basata sulla piscicoltura in acqua dolce, una a nord
sul fiume Murray, un'altra a sud-ovest vicino ad Hamilton che commerciavano con
altri gruppi provenienti anche dall'area di Melbourne. La popolazione aborigena
è stata decimata dalla colonizzazione, iniziata nel 1788. Una combinazione di
malattie, perdita della terra (e quindi fonte di cibo) e omicidi ha ridotto la
popolazione aborigena di circa il 90% tra il XIX secolo ed il XX secolo.
Un'onda di massacri e tentativi di resistenza si mosse con la frontiera.
L'ultimo massacro fu a Coniston, nel Northern Territory, nel 1928. Molte volte
si è ricorso all'avvelenamento di cibo e acqua. L'indipendenza dell'Australia
dal Regno Unito cambiò poco nelle relazioni tra bianchi ed aborigeni. Il
prosperare degli allevamenti degli europei portò con sé molti cambiamenti.
L'appropriazione della terra ed il diffondersi degli allevamenti su vaste aree
rese lo stile di vita degli aborigeni meno praticabile, ma fornì anche una
fonte alternativa di carne fresca per coloro disposti a correre il rischio di
andare a prendersela. Oggi, molti Aborigeni vivono ai margini delle città,
mentre un numero consistente vive in insediamenti in remote aree dell'Australia
rurale. Il furto e la distruzione dei territori ancestrali hanno avuto su di
loro un impatto sociale e fisico devastante. Nel rapporto “Il progresso può
uccidere” Survival International, l’organizzazione che difende i diritti dei
popoli indigeni di tutto il mondo, ha denunciato che gli Aborigeni hanno 6
volte più probabilità di morire in età infantile rispetto agli altri cittadini
australiani, e 22 volte più probabilità di morire di diabete. La loro
aspettativa di vita alla nascita è di 17-20 anni inferiore a quella degli altri
australiani. Al contrario, ha spiegato l’organizzazione, gli Aborigeni che
abitano nelle loro terre ancestrali vivono 10 anni di più rispetto a chi sta
nelle comunità di reinsediamento. La bandiera è formata da due fasce
orizzontali e un cerchio giallo al centro. Il striscia alta è nera e
rappresenta il colore scuro della pelle degli aborigeni, il rosso il terreno,
mentre il disco giallo rappresenta il sole.
Nessun commento:
Posta un commento