Il bongo è uno strumento musicale a percussione, le sue
origini son africane ma è utilizzato anche nella musica Caraibica. E’ composto
da una pelle a una sola membrana posta sulla parte alta di corpo a tronco di
cono di legno, attaccato a un altro corpo con un’ altra membrana di pelle. La
pelle viene tirata mediante dei tiranti, questo permette allo strumento di
avere diverse tonalità. I due tamburi uniti tra loro da un parallelepipedo
sempre di legno fissato tra un tamburo e l’altro han una dimensione leggermente
diversa tra loro, così si ottiene un ulteriore suono differente. Quello più
piccolo è chiamato macho ed ha un suono più acuto, mentre quello più grande è
chiamato hembra e ha una tonalità più grave. Inizialmente era usato come unico
strumento percussivo nei gruppi che suonavano il "cha-cha",
"bolero" e "danzón"; successivamente, con l'entrata nei
gruppi di altre percussioni quali "congas" (o tumbadoras) e "timbales"
(o paila), diventano strumento per creare abbellimenti e fraseggi per
enfatizzare il canto e/o un particolare momento del brano; quando entra il
"mambo", cioè la parte del brano con i fiati, il
"bongocero" (chi suona il bongó) lascia il bongó per suonare la
campana a mano. I Bongo producono un suono più alto rispetto alla conga e sono
tenuti tra le ginocchia,o su un apposito supporto, con la hembra, il tamburo
più grande, verso destra (i mancini lo tengono al contrario). In genere vengono
colpiti con le dita o con le palme delle mani, sebbene alcune composizioni
moderne richiedano le bacchette. Il suono può essere facilmente modificato
ponendo parte della mano in cima alla pelle, mentre si colpisce con l'altra.
Nel caso delle orchestre il musicista può essere in piedi. Il glissando è
prodotto dallo sfegamento del dito medio, sostenuto dal pollice, sulla testa
del tamburo. Talvolta il dito viene inumidito di saliva, o bagnato di sudore
prima di sfregarlo.[1] Alcuni suonatori si aiutano con la cera d'api.
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