venerdì 31 gennaio 2014

Danza con le ali di Iside





Questo tipo di danza è stata introdotta recentemente tra le danze mediorientali, ed è una versione nuova e più amplificata rispetto all’utilizzo dei ventagli Fan Veills. La danza consiste nell’utilizzo  di una specie di mantello di stoffa, formato da delle pieghettature simile ad un ventaglio e con delle estremità rigide atte al maggior controllo delle mai che indirizzano i vari movimenti del mantello aprendolo e richiudendolo come lo sbattere alare degli uccelli. Questo modo di ballare composto da questo velo e le dolci movenze della danza del ventre, riesce dare un impatto scenico molto bello e molto divino, e questo fa si che venga attribuito in onore il nome di Iside. Sotto un esempio video:






giovedì 30 gennaio 2014

Danza Manì


Questa danza chiamata così nella zona di Las Villas (Cuba), è molto simili alla capoeira Brasiliana, o alla laghia della Martinicca, o al Mayoleur della Guadalupa. Essa quindi consiste in una specie di lotta simile al “pugilato danzato” (definizione di Roger Bastide) . Questo ballo è di origine africana Bantù ed arrivò a Cuba tramite gli schiavi provenienti dall’Angola importati nell’isola. Anche il Manì come la capoeira subì delle repressioni e censure da parte degli schiavisti, per via della pericolosità lesiva nello svolgersi, che ledeva la forza lavoro degli schiavi nella pratica di questa danza.

mercoledì 29 gennaio 2014

Il Didgeridoo




Questo è strumento chiamato anche didgeridù, didjeridoo o didjeridu da noi occidentali, è molto antico ed è usato dagli aborigeni australiani. In Australia viene chiamato con almeno 50 nomi diversi per via delle numerose etnie che popolano il paese. Il Didgeridoo è uno strumento a fiato, quindi è classificato nella categoria degli aerofoni ad ancia labiale(ancia=sottile linguetta mobile la cui vibrazione fa suonare gli strumenti a fiato). Può avere forme variabili: le più comuni sono quelle coniche, con un progressivo allargamento della colonna interna a partire dal lato dell'ancia; molto usata è anche la forma perfettamente cilindrica. Non è insolito comunque,  trovare anche strumenti di forma irregolare, contorta. La lunghezza è anch’essa variabile e và generalmente da  un metro e mezzo a due e mezzo. Il legno utilizzato per la sua costruzione è composto da un ramo di eucalipto incavato, scortecciato, ripulito e accuratamente rifinito. Lo strumento viene poi decorato a mano con pitture della mitologia aborigena. Gli aborigeni utilizzano questo strumento non solo come strumento a fiato, ma anche come strumento a percussione utilizzando dei bastoncini di legno o il Boomerang, e viene suonato con la tecnica della respirazione circolare.
sotto un esempio video:




martedì 28 gennaio 2014

Forrò del nord-est





Questo stile di forrò è molto più sensuale a ritmo lento, dove spesso la coppia si lascia andare a delle piccole coccole. Infatti spesso si sente dire nel testo delle canzoni che è importante farlo “coladinhos” o “agarradinho”  che tradotto significa appiccicati. Un’altra caratteristica di questo forrò è il puntare i piedi durante il ballo, e anche questa tecnica è eseguita con i corpi dei ballerini molto vicini trasmettendo molta sensualità. Di seguito vi consiglio di guardare il link di questo video: http://www.youtube.com/watch?v=LUInw5zrasM


lunedì 27 gennaio 2014

3rd Step in Dance Festival Paris Saturday Tropical Gem





Eccezionali!

Danza Zeibekiko





Questa danza greca è molto famosa  ed è di origine turca. In Turchia essa si balla in gruppo, mentre a Cipro viene ballata dalle donne, ma in Grecia è considerato più un ballo individuale. Come ballo individuale è sempre differente e dipende dalla fantasia del ballerino. In Grecia è ballato da soli uomini e bastano solo 4 metri quadrati di pavimentazione stabile per praticarlo. Il zeibekiko non viene mai ballato sulla nuda terra e raramente all’aperto. La musica può essere veloce o lenta, con la musica veloce (adatta più ai giovani) ci son passi saltellanti, che attraversano la pista camminando velocemente. Questo ballo non ha passi codificati per cui è molto vario e assume tantissimi stili personali. Il zeibekiko si balla con i piedi e con le mani, il ballerino deve stare dritto e fare delle serie di passi come un albero scrollato, può abbassarsi ,fare una giravolta, battere il palmo sui talloni o fare l’ubriaco. Fino a qualche tempo fa il zeibekiko aveva figure molto più complesse e difficoltose come il tenere con la bocca il tavolo, alzandolo tutto con i piatti e i bicchieri, o ballando con i coltelli in mano. Il modo di ballare del vecchi zeibekiko era tagliente e marcato.
Qui sotto un video:


domenica 26 gennaio 2014

Danza dei guerrieri “Cani Pazzi”




Nella tribù dei Kiowa dieci guerrieri Chiamati Ko-et Senko eseguono una danza di guerra. Essa consiste nel mimare le gesta nelle battaglie. La danza inizia con un furtivo incedere seguendo le tracce del nemico. Successivamente “scovato” il nemico si passa all’assalto all’accampamento. A un certo punto si vedrà un guerriero che si butterà a terra irrigidendosi, il gesto rappresenta la volontà nel combattere fino alla morte. A quel punto si intona il canto di morte del Cane Pazzo. Al termine della danza, con il ritorno dei guerrieri alla tribù, inizierà subito un’ altra danza di festa , La danza degli Scalpi.

giovedì 23 gennaio 2014

Danza con i Fan Veils



I fan veils  sono dei ventagli di stoffa di origine cinese creati agli inizi del 900. Questi ventagli stanno diventando sempre più usati tra le danzatrici del ventre. Questo avvenne grazie alla contaminazione cinese dovuta a varie esibizioni effettuate negli Stati Uniti. Nel 2003 un intrepida danzatrice americana  inizio ad aggiungerli nella danza mediorientale.  I ventagli son composti da una stoffa di seta lunga oltre un metro  e spesso han un colore sfumato. Durante il loro utilizzo essi si muovono producendo una scia colorata molto spettacolare, ricordando il movimento delle fiamme. La ballerina per utilizzare questi ventagli deve avere molta sensibilità e accortezza , i gesti devono quindi essere calibrati in maniera adeguata. I ventagli usati son due e quelli di buona qualità son speculari e quindi si adattano benissimo alle mani , mentre quelli mediocri di solito son comodi da usare solo in una mano. Si suggerisce per il ripiego dei fan velis di arrotolarli attorno all’asta e di fare attenzione di non bagnarli. Se la seta si bagnasse è facile che si stacchi dal supporto in legno.



mercoledì 22 gennaio 2014

OBBATALA’





Questa divinità detta anche Obatalà, Oxalà, Ochalà, è un’amante di tutto ciò che è puro, bianco e  pulito, ed è il dio che riesce a evitare le liti tra tutte le altre divinità Orisha. Obbatalà è considerato il grande padre (o madre perche ha entrambe le sembianze ) che ha assistito alla creazione e che ha ordinato a Oloddumare di creare tutta l’umanità. Obbatalà fu il primo a scendere sulla terra e creò le terre emerse, sul punto in cui cadde sorse la città di Ife a lui consacrata. Veste di bianco perché il bianco comprende tutti i colori della luce e quindi tutte le divinità. In Brasile è chiamato Oxala Dolokum, mentre è sincretizzato nella Nostra Signora della Misericodia nella religione cristiana. E’ considerato un guerriero pacifico,  di giustizia, e ha anche potere terapeutici.  Lo si festeggia il 24 settembre o il 25 dicembre è il suo simbolo è una coda di cavallo ricoperta di conchiglie da cipria. I suoi numeri sono l'8 e i suoi multipli compreso il 38. Il suo giorno è la domenica. 



Qui un esempio di danza in onore alla divinità:

    

martedì 21 gennaio 2014

WANGGA






Wangga, talvolta scritto come Wongga  è un  genere musicale australiano indigeno che nacque nella zona nord-est dell’Australia. I veri creatori di questo  stile musicale è il popolo Yolngu che risiede nella Terra di Arnhem. Si  dice che i cantautori compongano le loro canzoni mentre “sognano” uno spirito morto per cui il tema più principale delle canzoni  e dei rituali di danza riguarda la morte e la rigenerazione. Sotto un video dove si mostra la preparazione alla danza: http://www.youtube.com/watch?v=7B7XlmnGn_g


lunedì 20 gennaio 2014

Forrò Universitario




Questo tipo di forrò chiamato anche “College forrò”, è un particolare stile che nacque nello Stato di São Paulo negl’anni ’90. Furono gli studenti gl’autori che formando delle nuove bande si misero a mescolare il forrò originario con altri generi musicali come:  Punk Rock, rock, reggae e funk. Questa fusione musicale diede più ritmo ,ballabilità e vivacità al forrò e si sviluppo nel contesto delle feste universitarie espandendosi così pian piano in tutto il Brasile. I temi principali del forrò universitario indubbiamente sono temi appartenenti  all’amore, feste, alcol, temi appartenenti ai giovani studenti ricchi di vitalità e voglia di vivere.  I principali passi della danza sono Dobradiça, caminhada, Comemoração, Giro Semplici e Oito. Vi allego sotto un link di una radio dove potrete ascoltare alcuni brani di questo splendido stile musicale:

http://www.lastfm.com.br/listen/globaltags/forro%20universitario

domenica 19 gennaio 2014

Santiago de Cuba - Casa de la Trova







Danza degli Spiriti




Questa danza ebbe origine attorno il 1890 quando il profeta indiano “Paiute” Wovoca (noto anche con il nome di Jack Wilson) , mescolò la cultura nativa indiana con quella cristiana. Il culto ruotava sulla restituzione delle terre indiane tolte dai colonizzatori.


venerdì 17 gennaio 2014

Danza dei sufi dei dervisci rotanti





Il termine Derviscio deriva dal persiano e arabo, il suo significato letteralmente  indica la povertà, l’essere povero, e indica i discepoli di alcune confraternite islamiche (turuq). In pratica i dervisci  sono asceti che vivono in mistica povertà, simili ai frati mendicanti cristiani e si tratta di un termine afferente a molte generiche confraternite islamiche sufi. Le danze sacre sono la più antica forma di trasmissione dei "misteri" che essi affermano pervenuti all'uomo dall'antichità, e quanti sono ammessi a un tale esercizio passano attraverso un insegnamento speciale che prevede una lunga preparazione. La danza roteante o turbinante non viene pubblicamente eseguita in forma completa ma in certe tekkè (luoghi di raduno delle confraternite) i più anziani considerano l'uso di eseguirla equivalente alla lettura di libri che espongono i misteri del tempo antico. Un approccio simile è rintracciabile nelle danze sacre indiane, come ad esempio Kathakali, in cui una diversa posizione della mano o del piede trasmette una diversa informazione e per questo il pubblico deve essere addestrato alla comprensione della danza, che in questo caso non può essere lasciata all'impressione soggettiva. Contemporaneamente alla rappresentazione, un Derviscio compie un particolare esercizio interiore che ha il fondamentale compito di accelerare complessivamente la frequenza del ritmo di lavoro del proprio organismo, e impedire allo stesso tempo di creare squilibri tra le varie parti del corpo, specialmente tra il centro di "coordinazione motoria", il centro "intellettivo" e quello "emozionale". Dopo anni di esperienza, orientando i propri sforzi in questa direzione, pare che un Derviscio acquisisca, in uno stato di "super-coscienza", una speciale proprietà fondata sull'equilibrio dell'attività del proprio organismo, raggiungibile per attimi via via sempre più duraturi, col fine di renderlo uno stato permanente. Questa è chiamata la "Comunione con Allah". La differenza tra le danze dei Dervisci e quelle rituali afro-americane consiste maggiormente nel fatto che l'obiettivo di queste ultime è l'entrata in uno stato alterato di coscienza, scatenato dall'ossessività dei movimenti sincopati dal suono, all'interno del quale il danzatore non ha alcun controllo su di sé, né cognizione delle circostanze, creando però, secondo le credenze, un contatto speciale con le "forze superiori". Oltre alla danza roteante esistono altri tipi di danze, tutte caratterizzate da una grande attenzione a particolari apparentemente insignificanti. Nel loro apprendistato, che dura diversi anni, i futuri Dervisci vengono addestrati da sapienti maestri con tecniche molto raffinate; una di queste prevede l'utilizzo di un marchingegno molto curioso, simile ad un albero: dalla sua base, generalmente in legno, si dipartono due o più rami dai quali a loro volta se ne dipartono altri ancora, e così via per un numero preciso di volte; ogni segmento è collegato all'altro tramite sfere, in genere d'avorio, risultando così un meccanismo affine a quello delle articolazioni scheletriche, capace di assumere numerose combinazioni di posizioni. Coll'ausilio di questo speciale strumento i monaci mostrano le posizioni che i discepoli dovranno imitare e sostenere per svariate ore, completamente immobili, con l'obiettivo di imparare a "sentirle" dentro se stessi.
A questo generalmente si aggiungono delle operazioni mentali da svolgere durante l'esercizio in una determinata successione.
Oggi i dervisci roteanti sono spesso semplici danzatori che si esibiscono per i turisti, soprattutto in Turchia e in Egitto, così come i fachiri in India. A questo proposito è utile sottolineare che mentre la religione del "pensiero" si sviluppava in Oriente e in Occidente il culto si fondava sulla Fede, ovvero sul "sentimento", nel Sud del mondo la religione, nelle sue varie forme, ha tendenzialmente assunto un carattere fisico, dove il "Corpo" era il punto di partenza. Spesso infatti si afferma che un vero fachiro e un vero Derviscio sono in sostanza la stessa cosa, ovvero - da questo punto di vista - due esempi di lavoro religioso incentrato sul corpo fisico.

Qui sotto un esempio video per turisti:





mercoledì 15 gennaio 2014

ODDUA



Anch’esso una delle principali divinità della religione Yoruba, è anche conosciuto in altri paesi con il nome di  Odudua, Odua, Oodua . Oddua è u un orisha a cui viene attribuita la creazione, nel sincretismo cristiano è visto in come Gesù Cristo. Lui vive nel profondo buio della notte e ha un solo occhio fosforescente, in pratica è considerato come una massa enorme e spirituale che non ha forma,  e è lui il fondatore della teologia Yoruba, l suo nome deriva Oduduwa (Lord dell'altro mondo o la nostra destinazione). Oddua rappresenta i misteri ei segreti della morte.  I simboli di Oddua sono: un cofanetto d’argento, un lucchetto. Oddua rappresenta la continuazione e la trasformazione del potere spirituale dopo la morte di eggun moto.



martedì 14 gennaio 2014

IL CORROBOREE “spettacoli e danze aborigene”


Risultati immagini per CORROBOREE

Il Corroboree è un evento dove gli aborigeni australiani  interagiscono con il Dreamtime attraverso la danza, la musica e il costume. Gli aborigeni con i loro corpi dipinti in vari modi, con vari ornamenti e vestiti iniziano questa cerimonia tradizionale composta da diversi spettacoli. La parola corroboree infatti è un termine generico  per spiegare diversi generi di spettacolo che nel nord-ovest dell'Australia includono Balga, wangga , lirrga, Junba,  Ilma e molti altri. In tutta l'Australia la parola corroboree abbraccia canti, balli, raduni e incontri di vario genere. In passato un corroboree è comprensivo di eventi sportivi e altre forme di indicazione. Si tratta di una parola inglese appropriata che è stata fatta propria per spiegare una pratica che è diversa dalla cerimonia e più ampiamente inclusiva di teatro o dell'opera. La parola corroboree è stata coniata dai coloni europei australiani, a imitazione di una costa orientale locale aborigena australiana parola caribberie. Ci sono comunque altre parole generiche per descrivere esibizioni pubbliche tradizionali: juju e kobbakobba per esempio. Nel Pilbara , corroboree sono Yanda o jalarra . Dall'altra parte del Kimberley la parola Junba viene spesso usato per riferirsi ad una serie di spettacoli e cerimonie tradizionali.
Qui sotto un esempio di spettacolo aborigeno:




lunedì 13 gennaio 2014

IL Frevo





Questo stile musicale e di danza è originario dello Stato del Pernambuco (nordest del Brasile, ed è derivato dalla marcia  e dal maxixe). Questo stile nacque alla fine del XIX secolo nella città di Recife in concomitanza del carnevale di Pernambucano ed è caratterizzato da un ritmo accelerato. Le sue origini derivano dai tafferugli che si venivano a creare durante il carnevale. Spesso venivano assoldati dai carri in maschera, dei gruppi, con lo scopo di garantire il passaggio alle sfilate, disponendoli in testa consentendo  di farsi largo sulla strada con calci a ritmo musicale. Questa danza nel 2012 è entrata a far parte  del Patrimoni orali e immateriali dell'umanità dell'UNESCO.
Successivamente si è sviluppata  in vari stili, ad esempio troviamo:

-          Frevo de Bloco :  interpretato dalle orchestre con i propri ballerini e coristi

-          Frevo canção:      lo scopo è quello del canto con intonazioni e motivi speciali

-          Frevo de rua:       quello proprio del carnevale per imobilizzare la folla

Recentemente è stato possibile riscontrare altri tipi di frevo, como il Frevo Fusión, che mescola il frevo con il jazz contemporaneo, con la musica dotta contemporanea o con altre forme di musica latinoamericana come la andina, la centroamericana e la rioplatense. Dall'altra parte si è arrivati a mescolare il frevo con il rock o con hip hop. Alla fine, esiste una nuova tendenza chiamata Frevo Opus Dei, caratterizzata da un maggior conservatorismo nelle parole, nell'intonazione e nella melodia, tutto caratterizzato da un linguaggio neo cattolico.


Tipo di frevo:


domenica 12 gennaio 2014

Danza tradizionale maschile del Nord e del Sud in posizione Eretta





Questa Danza è narratrice degli episodi di guerra originari della regione nord delle Grandi Pianure. Questa danza è accompagnata da un canto  al quale sussegue la rappresentazione furtiva e di perlustrazione della ricerca del nemico e poi al lanciarsi alla carica nella battaglia. Sussegue un’altra danza detta anche del “gentiluomini” che come base ha la rappresentazione e il racconto di un furto di cavalli.

sabato 11 gennaio 2014

Poesia di riflessione




"Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine,

ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,


chi non cambia la marca o colore dei vestiti,


chi non rischia,chi non parla a chi non conosce.


Lentamente muore chi evita una passione,

chi vuole solo nero su bianco e i puntini sulle i

piuttosto che un insieme di emozioni;

emozioni che fanno brillare gli occhi,

quelle che fanno di uno sbaglio un sorriso,

quelle che fanno battere il cuore

davanti agli errori ed ai sentimenti!

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,

chi è infelice sul lavoro,

chi non rischia la certezza per l’incertezza,

chi rinuncia ad inseguire un sogno,

chi non si permette almeno una volta di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,

chi non legge,

chi non ascolta musica,

chi non trova grazia e pace in sè stesso.

Lentamente muore chi distrugge l’amor proprio,

chi non si lascia aiutare,

chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,

chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,

chi non risponde quando gli si chiede qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,

ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di
gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare!


Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di
una splendida felicità."


"Martha Medeiros"




BALLATE,
BUTTATEVI,
VIVETE,
AGITE!!!

venerdì 10 gennaio 2014

Danza degli Himba




La danza Ondjongo degli himba (popolo della Nabibia) deve essere eseguita da un proprietario di bestiame ed è proprio  rappresentante della cura degli animali. Ma questa danza è praticata anche dalle donne il giorno prima delle loro nozze . Le donne si ricoprono il corpo di ocra rossa e grasso misto a erbe e resina, ottenendo un colore che simboleggia la terra e il sangue, ossia la vita. Se voletete maggiori info su questo popolo vi invito a dare un' occhiata a questo link: http://www.sancara.org/2011/01/popoli-dafrica-himba.html


giovedì 9 gennaio 2014

Tamburo Bendir




Il bendir è un tamburo a cornice orignario del Nordafrica, è largamente diffuso  e il suo uso è legato alle  tradizioni rurali e alle cerimonie. La cornice è in legno, del diametro generalmente compreso tra 40 e 70 cm; non presenta cembali a differenza del tamburello o del riq egiziano. Spesso possiede un foro sul lato, dove inserire il pollice per facilitare la presa e il controllo dello strumento. La membrana è di pelle di capra e viene incollata o talvolta inchiodata sulla cornice. Sotto la pelle sono tese alcune corde di risonanza che danno al tamburo un classico suono "ronzante" e svolgono la stessa funzione della cordiera in un rullante. In origine, queste stringhe sono in budello animale, ma negli strumenti più turistici e commercializzati oggi è largamente diffuso il nylon. Normalmente viene sorretto dalla mano sinistra, in particolare dal pollice. La mano destra, libera, produce i suoni in rilievo, quali Dum, dove tutte e quattro le dita colpiscono insieme il bordo del tamburo e Pa, dove le dita tenute allargate colpiscono il centro del tamburo non facendo risuonare la pelle. Accenti deboli sono suonati anche dalle dita libere della mano sinistra.




Danza dei Salii




Questa danza maestosa è considerata una tra le più sacre dell’impero romano, deriva dal verbo latino “salire” cioè danzare. I sacerdoti chiamati appunto Salii praticavano questa danza in onore al dio Marte. La danza era eseguita durante ad una complessa cerimonia pubblica fatta nei mesi di marzo e ottobre, all’inizio della stagione della guerra. La cerimonia consisteva in una lunga processione che durava per 20 giorni, durante la quale, su luoghi già designati, i sacerdoti  iniziavano a danzare battendo le lance sugli scudi e inneggiando una canzone. Secondo la tradizione, la processione era stata istituita dal re Numa Pompilio e aveva lo scopo di mostrare pubblicamente i dodici scudi sacri. Era una danza collettiva eseguita su un ritmo ternario, con due cori (degli anziani e dei giovani) che ripetevano i movimenti di una solista girando in cerchio al ritmo dei colpi battuti sugli scudi.

mercoledì 8 gennaio 2014

ORULA




Orula (chiamato anche Orunmila), è l’Orisha della saggezza, della conoscenza e della divinazione. E’ venerato principalmente nell’ovest dell’Africa, a Cuba, Brasile e negli Stati Uniti. I suoi seguaci e sacerdoti son conosciuti con il nominativo di “Babalawo”. In Africa Orula è riconosciuto come uno spirito primordiale presente al momento della creazione, e che discende in mezzo agli uomini come un sacerdote per insegnare  una forma avanzata di conoscenza e dell'etica spirituale. Nella religione Yoruba è uno spirito che conosce il destino di ogni uomo ed è l’incarnazione dela conoscenza e della saggezza di Ifà.  Inoltre Orula Lavora con erbe e radici per curare le persone. I suoi colori sono il giallo e il verde, e il suo eleke (collana di perline) è fatto di perline gialle e verdi, alternate.


 Orula protegge contro la malattia mentale e la pazzia. Nella religione cattolica, è sincretizzato con San Francesco d'Assisi, la cui festa è il 4 ottobre.


martedì 7 gennaio 2014

La musica degli Aborigeni australiani




Molto differente da quella dei negriti, la cultura degli aborigeni australiani è molto antica e profonda, si tratta di una cultura prevalentemente legata ai riti magico religiosi, e riti musicali molto ricchi e complessi; come si può ben capire anche la musica è legata alla religione. Ciò che sorprende è anche il loro tenore di vita, molto rozzo e arretrato, è caratterizzato dal fatto di essere nomadi e di ignorare la pastorizia e l'agricoltura e si servono di piccoli utensili fatti con mezzi di fortuna (pietre, legname e fango ecc.); eppure la loro organizzazione è una delle più progredite del mondo primitivo.I canti e i balli degli australiani appaiono sempre come se fossero la risposta alle esigenze segrete di un "essere" superiore. Le parole vengono cantate in registro grave e vengono pronunciate molto velocemente e a bassa voce, per non farsi sentire dagli spiriti maligni. Gli aborigeni fanno una profonda distinzione fra la musica sacra e quella profana, ma cambiano solo i temi e le parole. Uno degli strumenti principali che da sempre fanno parte della cultura aborigena è il didjeridu. 

lunedì 6 gennaio 2014

Storia della Capoeira




La capoeira (pronuncia portoghese: kapuˈejɾɐ) è un'arte marziale brasiliana creata principalmente dai discendenti di schiavi africani nati in Brasile con influenza indigena brasiliana, caratterizzata da elementi espressivi come la musica e l'armonia dei movimenti (per questo spesso scambiata per una danza).
La storia della capoeira è molto complessa e difficile da tracciare in maniera precisa, soprattutto per la carenza di documenti scritti al riguardo e per la loro distruzione dopo l'abolizione della schiavitù in Brasile; di certo sappiamo che trae le sue origini dalla mescolanza di rituali di lotta e danza di alcune tribù africane già colonie dei portoghesi, catturate e fatte schiave in massa per essere deportate in Brasile. I primi documenti che parlano di capoeira risalgono al 1624, si tratta di diari dei capi di spedizione incaricati di catturare e riportare indietro gli schiavi neri che tentavano di scappare. Questi documenti fanno riferimento ad uno strano modo di combattere, "usando calci e testate come fossero veri animali indomabili". Il mito diffuso è che la capoeira fosse un modo per gli schiavi di allenarsi a combattere dissimulando, agli occhi dei carcerieri, la lotta con la danza. Questo può essere vero solo per uno stadio molto primitivo del suo sviluppo, perché in realtà la pratica della capoeira a partire dal 1814 venne vietata agli schiavi, assieme ad altre forme di espressione culturale, principalmente per impedirne l'aggregazione, anche se alcune fonti dicono che questa forma di arte marziale ha continuato ad esistere e svilupparsi considerando il fatto che sia sopravvissuta fino ai nostri giorni. Il 1888 fu l'anno di liberazione dalla schiavitù, ma gli schiavi liberati non ebbero modo di integrarsi facilmente nel tessuto socio-economico. Specie nelle grandi città, molti di loro si diedero al crimine per sopravvivere, facendo spesso ricorso alla capoeira negli scontri con altri delinquenti o con la polizia. La capoeira fu quindi presto associata alla delinquenza di strada, tanto da venire proibita a livello nazionale già dal 1892. La pratica della capoeira rimase clandestina (da questo deriva l'uso per ogni capoeirista di un apelido, un soprannome), spesso violenta e praticata solo nelle strade da individui malfamati, schedati appunto dalla polizia come capoeiristas.
Nel 1930 la politica nazionalistica del presidente/dittatore Getúlio Vargas, in cerca di uno sport da promuovere come sport nazionale, diede l'opportunità a Mestre Bimba di riscattare la fama negativa della capoeira mediante lo stile di "Lotta Regionale di Bahia", da lui ideato. Nel 1932 gli venne permesso di aprire la prima academia nella quale impose anche delle regole di disciplina per ripulire la cattiva immagine che l'opinione pubblica aveva della capoeira. Dopo una pubblica esibizione di Mestre Bimba e dei suoi allievi finalmente lo sport ebbe il suo riscatto, e cominciò la sua lenta ascesa.

Nel 1974 la capoeira è stata riconosciuta come sport nazionale brasiliano. Alla fine del 1979 Mestre Canela lascia il Brasile alla volta dell'Europa assieme a Mestre Zè-Maria ed altri artisti dell'arte e cultura brasiliana. Nel 1980 girando per l'Europa non trova gruppi di capoeiristi e, per mantenere la forma e l’allenamento, decide di confrontarsi con le realtà delle arti marziali praticate nelle varie nazioni partecipando ad incontri di karate, kung-fu e full-contact. Nel 1982, una volta stabilitosi a Viterbo, come buon auspicio alla divulgazione della capoeira in Italia, costituisce un gruppo al quale dà lo stesso nome del suo primo gruppo fondato a Rio de Janeiro dieci anni prima: nasce così a Viterbo il gruppo di capoeira Mangangà.


sabato 4 gennaio 2014

La danza del Sole




Questa danza viene eseguita dagli indiani d’America delle pianure, come venerazione religiosa verso il sole. Essa ha raggiunto la maggior popolarità nel XIX secolo ed era organizzata in estate con la durata di otto giorni. La cerimonia era composta nel erigere un palo centrale che simboleggiava il sole, dove chi voleva poteva purificarsi con autolesionismo o torture varie. Per questo tipo di violenza fisica questa cerimonia fu osteggiata dai missionari e proibita dal governo degli Stati Uniti nel 1904. Alcuni gruppi praticano ancora questa cerimonia ma senza auto-violenza e in forma ridotta mantenendo i suoi aspetti spettacolari. Qui sotto un link video di youtube che descrive questa danza:

https://www.youtube.com/watch?v=EK4fCv5ekzI




venerdì 3 gennaio 2014

La danza Escetà





La danza escetà è una danza delle tribù eritree, dove ogni tribù ha una caratteristica danza ma con elementi comuni a tutte le altre. Per esempio Gli uomini bileni seguono con un bastone il ritmo della musica, le donne avanzano con il capo all’indietro e il seno in avanti fremente, poi muovono la testa a destra e sinistra e i lunghi capelli acconciati a treccioline percuotono le guance delle danzatrici. I Beni Amer, sempre con bastoni, fendono l’aria con salti acrobatici. I Cunama saltellano anch’essi con un bastone in mano e battono a tempo e all’unisono con forza il terreno; quest’ultima etnia ha poi una sua suggestiva danza della pioggia. I Rasciaida danzano divisi in soli uomini e sole donne. Questa danza è detta delle spalle, perché i movimenti principali che si eseguono son composti dalle spalle che vanno su e giù, avanti e indietro. Questo modo di ballare esprime una completa gamma di sentimenti come : l’amore, l’odio, passione, gioia, estasi, tormento, e allusione. Questo espressione del sentimento dipende dalla fantasie del danzatore e dal suo stato d’animo. La danza è collettiva, di uomini e donne, di soli due uomini o di un uomo e una donna, disposti a cerchio o a semicerchio attorno allo “zefagn”, il suonatore; questi inizia un motivo, il coro risponde, comincia il battito ritmato delle mani, i ballerini si lasciano andare a salti acrobatici e movimenti ritmici delle spalle che condurranno al “schischità”: il coro saltella nello stesso posto e i danzatori esprimono i loro sentimenti con il linguaggio delle spalle, dando origine a un simbolismo, forse a noi incomprensibile, che rimane il segreto inviolato di questa terra.

La danza Kabil





La danza Kabil è celebrata tradizionalmente in concomitanza della raccolta delle olive da parte dei berberi Algerini (i quali si considerano “uomini liberi”) . Tra le montagne della Cabilia risuononoi tamburi tbal e bendir mentre le donne con fare gioioso e con dei splendidi foulard  accompagnano queste percussioni con balli grintosi. Questa danza è per lo più femminile, ed è composta da movimenti omogenei basati da spinte vigorose del bacino, con accenti rapidi e secchi dei fianchi. I foulard colorati mossi dalle danzatrici accompagnano il ritmo della danza, oltre ai foulard, raramente vengono usate delle anfore tenute in equilibrio nella testa. La musica cabila ha origini turche, ma approdata tra le montagne algerine diede vita a questo stile di ballo dando a esso un’aria sognatrice.